Precariato: La consulta non vuole rispettare i diritti dei lavoratori!

Durante l’audizione alla commissione parlamentare cultura il 19 aprile scorso, a domanda molto precisa dell’On. Dellai che chiedeva notizie sullo stato del precariato nei vari enti di ricerca, il presidente della ‘consulta’, Inguscio, ha preferito semplificare nell’enorme quantità di precari  ma ha precisato che: ‘quello che gli enti chiedono all’unanimità e con molta forza” è che non “vengano imposti vincoli di automatismo” e che i precari siano sottoposti all’ennesimo concorso perché, afferma Inguscio, ‘Gli Enti di Ricerca sono una cosa diversa dalla funzione pubblica”.
QUESTO SIGNIFICA SOLO CHE NON VOGLIONO ASSUMERE TUTTI e che, i precari della ricerca NON sono uguali agli altri, NON HANNO GLI STESSI DIRITTI!
Queste dichiarazioni sono le prime rese da questa fantomatica consulta! E vanno rigettate con durezza.
Riteniamo grave che chi ha la responsabilità di guidare il principale ente di ricerca italiano assuma una posizione che sostanzialmente rischia di disperdere un patrimonio di professionalità che, lo ricordiamo a Inguscio, non è nella sua/loro disponibilità. I lavoratori precari della Ricerca sono un patrimonio del Paese e nessun Presidente deve arrogarsi il diritto di gestirli come fossero dipendenti della propria azienda. Perché per fortuna, gli Inguscio passano la Ricerca Pubblica rimane.
Ribadiamo quelle che sono state le nostre richieste presentate al Governo e sulle quali daremo battaglia:
i) I precari che hanno superato i 3 anni di contratto (sia nella forma legittima che in quelle di falsa formazione e lavoro autonomo) devono essere inseriti nei processi di stabilizzazione perché è un loro diritto;
ii) Tutti i precari storici devono essere mantenuti in servizio fino all’assunzione e con salario pieno, senza ‘salari di solidarietà’ propedeutici al licenziamento proposti da altri sindacati.
Per fortuna la dichiarazione del Prof. Inguscio non rappresenta il pensiero di tutti i presidenti, nella stessa audizione il Direttore dell’Indire fornisce una visione diversa che tiene conto anche degli altri soggetti in campo in questa vicenda, a partire dalle Organizzazioni Sindacali, in particolare di chi, come USB, è in grado di organizzare conflitto dentro agli enti.
La tesi Inguscio fa acqua da tutte le parti. Se i precari non sono ‘idonei’ all’assunzione appare chiaro che non lo erano nemmeno per tutti gli anni di precariato speso negli enti. E chi firmava il loro contratto faceva un abuso. È palese che la mancata stabilizzazione, oltre a dare il via ad una conflittualità che si sa quando inizia, ma è difficile prevedere quando finisce, apre lo scenario delle conseguenze legali per le quali USB attuerà con determinazione in Italia e in Europa ogni mezzo per far pagare ai presidenti i danni che ogni dirigenti pubblico deve pagare quando causa danno all’erario.
Noi sappiamo che i lavoratori precari si sono guadagnati la stabilizzazione con anni di servizio, spesso mal pagato, nel quale hanno dato il proprio fondamentale contributo alla crescita degli enti e della Ricerca Pubblica italiana. Sappiamo anche che rappresentano una risorsa per un Paese come il nostro che invece di farne tesoro, continua a spingere i giovani ad andare all’estero.
I Presidenti che vogliono continuare a gestire le assunzioni in modo baronale si facciano da parte,
adesso è il momento dei diritti!
Coloro i quali invece sanno che stanno gestendo un bene pubblico, escano allo scoperto e diano il proprio contributo alla crescita della Ricverca Pubblica a partire dalla stabilizzazione del patrimonio professionale rappresentato dai precari.
Ai precari, per il resto non resta che seguire l’esempio di chi, come all’ISS la stabilizzazione se l’è conquistata!

(Vedi allegate le lettere)                                                                    

USB PI