Lo strano caso dell'Istituto Superiore di Sanità, una questione di democrazia mancata: così vogliono escludere USB, primo sindacato all'ISS

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Istituto Superiore di Sanità. USB primo sindacato alle RSU con oltre il 43% dei consensi. USB primo sindacato per quanto riguarda gli iscritti con quasi 600 deleghe. Primo sindacato in assoluto con una rappresentatività complessiva interna di circa il 55%.


USB, largamente rappresentativa anche nella sezione degli enti di ricerca del nuovo comparto Istruzione e Ricerca con circa il 10%. Ovviamente non rappresentativi nel comparto Istruzione e Ricerca dove gli enti di ricerca sono stati artificiosamente aggregati alla Scuola.


CGIL CISL e UIL, in nome delle “regole”, chiedono l'esclusione di USB dai tavoli di secondo livello in quanto non firmataria del contratto nazionale. O come più sottilmente afferma la CGIL in un suo comunicato “non titolata a firmare il CCNL”.


Innanzitutto è bene precisare che non basta essere titolati a firmare il CCNL per poter partecipare poi ai successivi livelli di contrattazione, perché IL CONTRATTO BISOGNA FIRMARLO! Cioè non si può dissentire, pena l’esclusione. E questo non avviene per legge, ma perché CGIL CISL e UIL e Governo hanno voluto una clausola in tutti i contratti che contenesse questa norma che non possiamo che definire antidemocratica e liberticida. O la pensi come loro o sei fuori! Quindi anche se fossimo stati titolati a firmare, ci avrebbero egualmente esclusi perché noi quel contratto non l’avremmo mai firmato. Basta vedere quanto sta accadendo nel comparto Funzioni Centrali.
Questa non è democrazia. La democrazia, quella vera, è un'altra cosa. È una cosa troppo seria per essere strumentalizzata così platealmente, peraltro in una fase storica delicata come questa nella quale ogni giorno le agibilità democratiche, sui posti di lavoro e non solo, subiscono violenti attacchi. La democrazia è sempre un valore inviolabile.


Non la democrazia formale fatta da regole che spesso sono in aperta contraddizione con i principi che pretendono di difendere, e che è agitata da chi ha scritto quelle regole in oscena commistione  con la controparte, al fine di mantenere il proprio status. Quando si chiede di escludere il sindacato più rappresentativo di un ente dagli accordi che condizioneranno al vita dei lavoratori di quell'ente, è una questione di democrazia o no? Noi diciamo di si. Si tratta di democrazia. Democrazia sostanziale.


E se le regole non rispettano la democrazia reale, devono essere cambiate. Anche attraverso il conflitto. È la storia delle conquiste sociali. Chi ha rinunciato a combatterle e adesso le difende è  perché  ha abdicato al proprio ruolo ed è ormai stabilmente seduto dalla parte sbagliata del tavolo. Le stesse RSU, pur essendo, loro sì, elemento di democrazia (e il fatto che nella Ricerca partecipino ai tavoli nei contratti integrativi nazionali è un fatto importante che però discrimina 22mila lavoratori esclusi da questa possibilità) rischiano di diventare una foglia di fico utile a quei sindacati che si vogliono rappresentare in maniera diversa da come sono realmente. Tanto più che, sempre più frequentemente, quegli stessi sindacati tentano di imbrigliarle con regolamenti che mirano esclusivamente ad instaurare la dittatura della maggioranza in luogo di una reale democrazia.    


Noi non ci rassegniamo a limitare il nostro agire sindacale nel recinto che ci hanno costruito attorno e lavoriamo ogni giorno per abbatterlo. Questo significa fare conflitto. Questo è l’unico modo possibile per continuare a difendere i diritti dei lavoratori. Chi vi ha rinunciato, si è via via rattrappito, un po' come il gabbiano di Gaber.


Allora lo strano caso dell’ISS, ma potremmo parlare di INAPP piuttosto che di ISPRA, è una questione di democrazia, che noi difenderemo senza arretrare neanche di un centimetro, ma che dovrebbe indurre alla riflessione anche chi ha davvero a cuore la difesa degli spazi di agibilità democratica in questo Paese. Nei primi contratti stipulati all’ARAN, ad esempio, si riconosceva la maggiore rappresentatività nei luoghi di lavoro, successivamente cancellata. Le elezioni RSU così come sono concepite mostrano chiaramente una inadeguatezza rispetto alla conseguenza che poi determinano. Si realizza sempre più frequentemente, e sarà ancora più evidente con il nuovo assetto dei comparti di contrattazione, una distanza tra i risultati dei posti di lavoro e la rappresentanza a livello nazionale. Servono dei correttivi che vadano nel senso di una maggiore rappresentanza democratica.

La doppia elezione con liste di posto di lavoro e liste nazionali, non sarebbe forse il modo più democratico per definire la partecipazione dei lavoratori alle scelte che li riguardano? Non fornirebbe una lettura più attinente alla realtà delle articolazioni del pubblico impiego? Ma CGIL CISL e UIL sono più impegnate a consolidare il monopolio che gli hanno assegnato i poteri forti, piuttosto che agire nell'interesse dei lavoratori e della loro rappresentanza democratica.


Siamo però convinti che vi sia una parte sana composta di lavoratori, e anche di molti delegati di altre organizzazioni sindacali, che crede davvero nella democrazia, quella sostanziale. L’appello che lanciamo a loro, e a chiunque voglia raccoglierlo, è a costituire insieme un fronte che possa contrastare questa deriva autoritaria e antidemocratica che aggredisce le organizzazioni sindacali conflittuali per poter liberamente attaccare i diritti dei lavoratori.



Unione Sindacale di Base Pubblico impiego