Istat: Lettera al Consiglio Istat sul Piano Triennale di Fabbisogno

Roma -

Inoltriamo ai lavoratori la lettera che abbiamo inviato stamane al Consiglio e ai vertici Istat in merito al Piano di Fabbisogno, che è oggetto di discussione nella riunione odierna del Consiglio.

Saluti

USB Pubblico Impiego Istat


Ai membri del Consiglio dell’Istat

e

p.c. al Presidente G. Alleva,

al Direttore Generale T.Antonucci,

ai delegati alla contrattazione

V. Fiorespino e P. Weber

 

Egregi membri del Consiglio dell’Istat,

il Piano triennale di fabbisogno del personale 2018-2020, in accordo con gli obiettivi strategici dell’Istituto, dovrebbe essere lo strumento per valorizzare il personale e reperire nuove risorse per sostenere le attività programmate, in un contesto di profonda riorganizzazione.

Il Piano che state discutendo presenta un prospetto con le assunzioni effettuate nel 2017, ma non fornisce alcun rendiconto contabile, che è fondamentale per verificare le risorse utilizzate e quelle disponibili. Su queste ultime possiamo comunque affermare che sono ingenti, in virtù delle norme introdotte dal D. Lgs 218/2016 e della tardiva stabilizzazione del personale precario avvenuta solamente il 31 dicembre 2017, che ha consentito ulteriori e sostanziosi risparmi.

In questo quadro, le risorse messe a disposizione per il triennio 2018-2020 sono estremamente esigue, nonostante i piccoli aggiustamenti proposti di recente rispetto all’anno precedente. Con il risultato che le possibilità di crescita professionale, economica e di carriera del personale continueranno dunque ad essere fortemente penalizzate.

Vista la numerosità del personale sotto-inquadrato e il reale fabbisogno lavorativo, l'ampliamento a 30 posti da bandire a III livello risulta ampiamente insufficiente: ne vanno previsti almeno il triplo  senza ulteriori rimandi, dato che nel PTF 2017-2019 risultavano da bandire già nel 2017.

11 posti a concorso in tutto il triennio 2018-2020 per il II livello sono inadeguati per la valorizzazione della professionalità della numerosa platea di ricercatori/tecnologi, con un'anzianità di servizio che in molti casi supera i 14 anni.

Né sarà il recente accordo sugli anticipi di fascia a soddisfare la necessità di riconoscere incrementi stipendiali: sono stati resi disponibili solamente 57 mila euro, mentre si sono perse le tracce degli stanziamenti per tutti gli anni in cui le procedure non sono state indette, circa 630 mila euro; si sono così violate le norme contrattuali, procedendo con una arrogante quanto illegittima inadempienza.

Per I e II livello proponiamo di avviare le procedure interne di passaggio al livello superiore previste dall’art. 15, la cui piena legittimità è stata recentemente confermata da una sentenza della Corte di Cassazione.

Apprezziamo lo scorrimento integrale delle residue graduatorie di III livello del 2004, ma permane un inspiegabile ostracismo, verso quelle più recenti, di IV livello e I livello.

Per gli idonei di IV livello l’Amministrazione afferma di “preferire l’accesso di personale dal livello base di ciascun profilo, la cui crescita deve avvenire tramite processi di valorizzazione, e che tale posizione apicale è stata interessata dalle procedure selettive per il passaggio di livello ex art. 54, con risorse specifiche e vincolate per oltre 500.000 euro.” Occorre sottolineare che l'esigua consistenza di tali risorse ha consentito solamente al 48% degli aventi diritto di accedere al IV livello Cter. La loro riduzione, va ribadito anche in questa sede, è stata operata da una imposizione della Conferenza dei Servizi con Aran, Funzione Pubblica e MEF; la quale ha imposto che non si recuperassero le risorse dei beneficiari di progressioni di livello cessati dal 2002 al 2008. Con il risultato che a quel fondo mancano annualmente 370 mila euro e che oggi è di fatto esaurito. Inoltre, questi idonei lo sono in quanto hanno partecipato a un concorso pubblico bandito dall'Istituto, e il loro scorrimento inciderebbe sulle risorse finanziarie del bilancio dell'ente, che può ampiamente sostenerlo, e non sulle risorse dedicate del fondo accessorio.

Sarebbe necessario scorrere subito le graduatorie degli idonei di VI livello Cter, che invece saranno riassorbiti lentamente e parzialmente entro il 2020. Eppure lo stesso PTF 2018-2020 evidenzia che “analizzando la diminuzione complessiva del personale nel quinquennio 2014-2018, emerge innanzitutto che il trend ha riguardato principalmente il personale del profilo CTER, diminuito di oltre 160 unità.”

In previsione della consistenza dei futuri pensionamenti, poi, appare necessario prevedere l'indizione di un nuovo bando per un numero consistente di posti da VI livello e ragionare anche su un ulteriore concorso per il IV Cter.

Si ritiene indifferibile l’avvio e il completamento delle procedure per le progressioni economiche del personale IV-VIII (art. 53) entro il 2018, essendo l’ultima stata espletata nel 2010.

Non si comprende, inoltre, la ragione in base alla quale nel 2018 si prevede di prendere dall'esterno personale in comando per figure professionali tipiche dell’Istat, per una spesa di 276 mila euro, invece di ricorrere al reclutamento ordinario.

Riteniamo, dunque, fondamentale una programmazione seria e coerente delle procedure concorsuali interne e esterne che, dal breve al medio periodo, risponda sia alle necessità di valorizzazione e di carriera del personale sia a quelle di nuovo reclutamento; è un pilastro irrinunciabile per tenere fede agli impegni strategici che si è dato l’Istituto, per difendere e progressivamente ampliare il perimetro delle attività da svolgere e garantirne l’indispensabile qualità.

Invece, una programmazione inadeguata e lacunosa dei fabbisogni sta per portare alla ratifica del ricorso al lavoro somministrato, con contratti che non a caso vanno sotto il nome di “body rental”, e finanziato tramite le entrate proprie dell'Istituto derivanti da progetti e convenzioni esterne:

“l’incremento della domanda di produzione statistica, fa emergere la necessità di acquisire risorse professionali in alcuni ambiti produttivi, in particolare fra i progetti di ricerca a finanziamento esterno e le attività collegate alle numerose convenzioni stipulate dall’Istat con Enti esterni.”

Tali affermazioni si coniugano con il regolamento Conto terzi approvato dal Consiglio dell'Istituto il 23 aprile 2018, in base al quale le risorse acquisite antecedentemente la sua approvazione invece di remunerare il personale dell'Istituto, andranno a coprire le spese per il lavoro somministrato dall'esterno.

L’Amministrazione, che giustamente ha potuto vantarsi di aver eliminato il lavoro precario dall’Istituto, con il lavoro somministrato lo sta reintroducendo con connotati se possibile ancora più penalizzanti rispetto a prima. L’ipotesi del ricorso al lavoro somministrato pertanto non deve essere perseguita.

Appare evidente che l’Istat, invece di utilizzare le cospicue risorse disponibili per riconoscere la professionalità dei lavoratori e investire nel miglioramento della qualità della produzione statistica e delle condizioni lavorative che lo supportano, le accantona per incrementare il suo già ingente avanzo di bilancio.

Al contrario, riteniamo che i fabbisogni del personale necessari allo svolgimento delle attività istituzionali debbano essere soddisfatti tramite il suo incremento numerico con bandi di assunzioni ordinarie, trovando un’adeguata pianificazione in un PTF coerente e lungimirante. Il quale va reso organico con un piano di mobilità interna che riapra, con trasferimenti su domanda individuale, alla riallocazione del personale; e al contempo con un piano di formazione mirato ad accrescere le conoscenze e le competenze necessarie alle attività svolte e ad arginare il loro depauperamento. Se l’obiettivo è quello di tenere alto il valore della Statistica Ufficiale, non si deve continuare sulla strada del disinvestimento sulle professionalità in forza all’Istituto.

Crediamo si sia risparmiato troppo e troppo a lungo sui lavoratori dell’Istat; sarebbe giunto il momento di investire in modo cospicuo sugli artefici dei risultati e dei riconoscimenti conseguiti dall’Istituto.

Chiediamo pertanto al Consiglio di prendere nella dovuta considerazione le questioni esposte e le forti criticità rappresentate prima dell’approvazione definitiva del Piano 2018-2020.

Roma, 28 maggio 2018

Distinti saluti

USB Pubblico Impiego Istat