PER DIFENDERE I LAVORATORI DELLA RICERCA ESISTE UN SOLO MODO: IL COMPARTO!

Roma -

Ormai i nodi vengono tutti al pettine. E in alcuni casi non sono assolutamente risolvibili nel contesto ‘ingabbiato’ delle relazioni sindacali scaturite dall’accordo tra Renzi e CGILCISLUIL il 30 novembre 2016. Da quell’accordo la cancellazione del comparto per meri motivi organizzativi dell’allora primo sindacato della scuola la FLC (ora scavalcato dalla CISL). Lo scambio tra Renzi e sindacati collaborazionisti era proprio questo, io legifero senza permetterti più relazioni sindacali e tu ti accontenti di un piatto di lenticchie di aumenti dopo anni di blocco, oppure affronti le elezioni RSU senza nemmeno il ‘pannicello caldo’ di poche decine di euro. Il CNR, nel pieno rispetto del CCNL Scuola senza confrontarsi prioritariamente con nessuna OS, con una serie di circolari ridefinisce le modalità di lavoro tra ente e personale; in particolare con la circolare 9/2019, assorbendo le norme già fatte proprie dai Ministeri, il Direttore Generale decide l’orario di lavoro dei ricercatori.

Promuovere la disobbedienza alla timbratura del cartellino come sta sostenendo una sigla sindacale collaborazionista e firmataria delle stesse norme, richiamando l’autodeterminazione derivata dalla Carta del ricercatore, è opinabile perché presuppone che la ‘salvaguardia’ della Carta si estenda dai contenuti della ricerca agli strumenti del controllo dell’orario laddove peraltro l’orario di servizio resta autodeterminato. Una lettura che la Cassazione ha già bocciato e da cui deriva il parere ARAN.

Come al solito l’interpretazione viene dal comodo divano che dichiarava di usare Epifani. E’ bene essere consapevoli che la ricaduta della Carta del ricercatore, invece, è nulla: “l’attuazione della raccomandazione riguardante la Carta Europea dei ricercatori..... è su base volontaria e la Commissione non è in grado di intraprendere azioni legali in caso di mancata applicazione” (comunicazione del 7 luglio 2018 ai membri della Commissione per le petizioni del Parlamento Europeo inviata sulla petizione 12/2018 presentata da USB). Necessario, quindi, aver chiaro che evocare la Carta nelle norme non la trasforma in diritti perché la Commissione non ha strumenti per intervenire. Ossia carta straccia per i diritti ‘europei’ dei ricercatori, ma non quando interviene sulle banche!

Una buona notizia arriva dal TAR con la sentenza 2545/2019 che annulla ogni giustificazione finora espressa dagli Enti per non applicare i passaggi di livello riservati anche per i ricercatori/tecnologi (art. 15). Infatti, mentre la Cassazione aveva già definito questi passaggi come applicabili ed alcune amministrazioni ancora nicchiavano citando vecchie sentenze TAR contro le selezioni riservate, ora il tribunale amministrativo con chiarezza dice che l’area ricercatori/tecnologi è unica!

Una sentenza che deriva da un padre nobile: il comparto Ricerca.

Ora più che mai, quando sta per iniziare l’iter del DDL Miglioramenti PA dobbiamo alzare la voce. E chiedere con forza di uscire dalla Scuola, dove ci hanno gettato applicando la “Brunetta” il PD e la FLC, e rientrare, ricostituendo il comparto, nella ricerca.

Il 12 aprile USB PI Ricerca sciopera e manifesta per questo:

COMPARTO RICERCA E CCNL!

USB P.I. Ricerca