ISTAT: Il silenzio assordante sui trasferimenti alla sede di Anagnina

Roma -

Non c’è nulla di più definitivo di ciò che viene spacciato come temporaneo: ciascun lavoratore dell’Istituto ha imparato, spesso ma mai volentieri a proprie spese, che questa è un motto ispiratore per chi dirige l’ente. Il menefreghismo se non anche la negligenza verso le reali condizioni del lavoro e di chi lavora sembra proprio costituire un rilevante titolo di merito per le splendide carriere dei nostri dirigenti.

Il caso dei trasferimenti d’urgenza di circa 90 colleghi dalla sede centrale a quella di Anagnina non può neanche dirsi emblematico, da questo punto di vista. Solo l'ennesima prova provata.

Serve a ben poco rifare a ritroso la storia del caso, infarcita di emergenze create ad arte, finte soluzioni tampone, solo per rimanere alla parte visibile del processo di gestione delle cose di Istituto.

Non è servita neanche una petizione, recapitata qualche mese fa all’Amministrazione dai lavoratori del Dics destinatari del provvedimento di trasferimento, per ricevere una qualsivoglia risposta dai vertici dell’Istat o da chi ne fa le veci.

Nell’immobilismo totale nulla di quanto inizialmente raccontato è stato fatto. Ora questi colleghi tornano a gran voce a reclamare un confronto diretto con l’Amministrazione per chiedere di uscire dallo stallo.

Se si vuole procedere con il “polo Business”, vanno dichiarati puntualmente tempi e modalità; ad oggi appare solo come un bluff (ad essere buonisti) per giustificare i trasferimenti.

Il che non deve sorprendere nessuno: i nostri responsabili dirigenti, efficientisti sulla pelle degli altri, saranno ancora indaffarati con la redazione del “piano di riallocazione delle strutture sulle sedi romane”, previsto per il giugno 2013.

Chi pratica politiche di fumo negli occhi ha sempre molte frecce al proprio arco. A più riprese si è lasciato trapelare come fossero imminenti delle call per trasferimenti interni, in occasione delle quali si sarebbe affrontato il tema specifico. Pari concretezza è stata mostrata per l’uscita del bando sul telelavoro. Ed ancora: il tema del desk-sharing è solo l’ennesimo anglismo da collezionare, vuoto tanto quanto la capacità di prestare l’attenzione dovuta alla situazione.

Se è vero che l’amministrazione si sta adoperando per la ricerca di un nuovo stabile per la risistemazione di alcune delle sedi limitrofe a quella centrale, questi  lavoratori coattivamente trasferiti devono essere inclusi nel conteggio del fabbisogno dei nuovi uffici. Oppure si può provvedere a farli ritornare negli spazi occupati al III e IV piano di via Balbo, dopo l’ultimazione dei lavori di ristrutturazione. Lavori che, però, vanno completati nel più breve tempo possibile.


USB-PI Istat