21 giugno sciopero dell'Inapp, ente pubblico di ricerca vittima del Jobs Act. Appello USB a Di Maio per la stabilizzazione dei precari e il rilancio dell'istituto
I lavoratori e le lavoratrici dell’INAPP (ex ISFOL) scioperano il 21 giugno davanti al Ministero del Lavoro a Via Veneto per richiedere al nuovo governo un tavolo di confronto su urgenti questioni irrisolte: assenza di una mission chiara per l’ente, ormai ridotto alla mera gestione delle risorse economiche comunitarie dell’Agenzia ANPAL; svilimento delle risorse umane con la mancata stabilizzazione dei precari storici e la creazione di un nuovo esercito di precari.
L’Unione Sindacale di Base ha da tempo denunciato il Jobs Act, una riforma del lavoro che ha di fatto sancito la precarietà, consegnato l’attuazione delle politiche attive del lavoro alle strutture private, dissolto i centri pubblici per l’impiego, delegando una funzione dello Stato a favore di agenzie multinazionali e di origine sindacale. In particolare, il decreto legislativo 150/2015 ha depauperato di funzioni e di risorse umane ed economiche sia il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali sia l’INAPP per la creazione dell’ANPAL (Agenzia Nazionale per le politiche attive del lavoro). Se vogliamo un cambiamento reale dobbiamo ri-scrivere il 150/2015.
Non basta, l’Istituto vive una fase di pessime relazioni sindacali e un clima organizzativo che mortifica le aspettative dei lavoratori di essere parte di un moderno istituto pubblico di ricerca sociale. Ne sono prova quei criteri discrezionali con cui si è avviato alla stabilizzazione il primo contingente di precari, depennando quel criterio dell'anzianità nel precariato (per alcuni supera i 20 anni) che da solo avrebbe reso giustizia dei decenni spesi nell'incertezza di un futuro professionale.
È urgente chiedere al nuovo ministro Di Maio l’apertura di un tavolo per individuare prospettive alternative rispetto a quelle tracciate dal precedente governo e dall’attuale management; per riportare l’Istituto ad essere nuovamente il soggetto indipendente in grado di supportare il Ministero del Lavoro e le Regioni stesse nella valutazione delle politiche formative, sociali e del lavoro, ivi compreso il Reddito di Cittadinanza.
La possibilità, sostenuta da USB, di stabilizzare subito tutti i precari (circa 100 lavoratori) è stata totalmente disattesa dall’amministrazione dell’INAPP che ha deciso di procedere per contingenti, sebbene la legge di stabilità 2018 stanziasse risorse adeguate per risolvere il problema. Nel frattempo, oltre 1 milione di euro sono stati destinati ad assegnisti di ricerca e borse di studio, creando, di fatto, un nuovo esercito di precari.
Tutto questo mentre altri enti di ricerca, come ad esempio l’INDIRE, hanno deciso di procedere, entro la fine del 2018, alla stabilizzazione di tutti i lavoratori precari storici dell’Istituto.
Vogliamo che questo Istituto riprenda a servire la cittadinanza, uscire da questo limbo in cui ci ha relegato il governo Renzi-Gentiloni. Chiediamo un cambiamento reale a partire dalla stabilizzazione immediata di tutti i precari.
Unione Sindacale di Base P.I.