Basta elemosine, per la Ricerca servono interventi strutturali!
Dal Governo pochi fondi e neanche a tutti gli enti di ricerca. Come al solito invece grande impulso alla ricerca delle aziende. Nonostante mai come in questa occasione è chiaro quale è la ricerca che fa il bene del Paese e dei cittadini. Questa la prima considerazione che ci sentiamo di fare sul decreto Rilancia Italia.
50 milioni agli enti MUR. E agli altri? Questo è il nodo sul quale vale la pena riflettere perché contiene tutte le contraddizioni che il sistema degli EPR italiani si porta dietro da decine di anni senza che nessun governo abbia mai avuto il coraggio di affrontarle.
Innanzitutto la governance. Metà degli EPR sono esclusi dai finanziamenti perché non vigilati dal MUR. Un'assurdità! È chiaro che gli enti no MUR debbano avere un rapporto con il proprio ministero competente (l’esempio dell’ISS con il Ministero della Salute in questa emergenza è emblematico), ma ciò non toglie che si possa avere una cabina di regia unica sovra-ministeriale che gestisca l’intero sistema.
Comparto di contrattazione. Al pari della governance, il comparto di contrattazione è un elemento fondamentale per il rilancio della Ricerca pubblica perché questo è un settore che ha necessità di praticare politiche sul personale che necessariamente differiscono da quelle della Scuola. Dalla libertà di ricerca, alla questione salariale, dall’ordinamento professionale all’organizzazione del lavoro, la Ricerca ha bisogno di autonomia e di identità. Solo così può diventare attrattiva, impedire che i “cervelli” fuggano e che magari qualcuno dall’estero decida di venire nel nostro Paese.
Le risorse. Non deve servire un’epidemia per finanziare la Ricerca! La Ricerca deve essere uno degli asset fondamentali di uno Stato e deve esserle destinato ordinariamente un finanziamento che le consenta di sviluppare mantenendo inalterata la propria terzietà e la propria indipendenza.
Il personale. I sindacati della scuola hanno prodotto un contratto ingessato. Nessuna carriera, nessuna progressione salariale, l’accessorio bloccato. E, come dimenticarlo, stabilizzazione bloccate. Tutti nella ricerca sono accomunati dalla precarietà contrattuale, dalla certezza che non si migliora la propria condizione.
Questo sono i nodi che vanno sciolti sulla Ricerca. Gli interventi spot servono a poco, se non a niente. Una riforma organica del sistema porrebbe le basi per uno sviluppo importante nei prossimi anni.
USB ha preparato una proposta di legge che si pone l’obbiettivo di superare le criticità ataviche che ben conosciamo. La nostra proposta è stata presentata alla maggior parte dei gruppi parlamentari ed inviata ai Presidenti e ai Direttori Generali degli EPR (vedi allegato). Spetta a Parlamento e Governo trarne spunto per provare a fare qualcosa di importante per il nostro Paese in un momento così delicato.
Anche per questo, ma non solo per questo, saremo a piazza Montecitorio mercoledì 20 maggio per la giornata della disobbedienza in occasione del 50° anniversario dello Statuto dei Lavoratori.
USB PI Ricerca