DALLA RIFORMA MADIA NESSUNA RISPOSTA PER GLI ENTI PUBBLICI DI RICERCA
Il provvedimento Madia di riscrittura del Testo Unico sul Pubblico Impiego, uscito ieri dal Consiglio dei Ministri, conferma purtroppo la scelta politica di questo governo di non investire sul settore degli enti pubblici di ricerca. Infatti nonostante al tavolo di confronto del 15 febbraio scorso USB abbia sollevato questa criticità, sia in relazione al precariato che al comparto di contrattazione, nel testo uscito ieri dal Consiglio dei Ministri non sembrano esserci sono novità.
La proposta dalla Funzione Pubblica per il precariato, in risposta alle lotte in gran parte organizzate o sostenute da USB (ISS, educatrici di nidi e materne, ISTAT), nonché in ottemperanza alla procedura d’infrazione avviata dall’Europa sulla reiterazione dei contratti precari in seguito ad una denuncia sempre di USB, seppure sul piano normativo sia apprezzabile, rischia di non avere effetti concreti rilevanti soprattutto nel nostro settore. La norma ideata da FP per finanziare la stabilizzazione al di fuori delle normali risorse assunzionali rischia, così com’è di non essere utilizzabile per la stragrande maggioranza dei precari della Ricerca. Se si aggiunge che anche la nuova norma in tema di reclutamento per gli EPR, famoso 80% richiesto da anni da USB, rischia di uscire molto depotenziata dalle interpretazioni del MEF, la nostra preoccupazione è più che legittima.
Il problema delle risorse rimane centrale nella reale efficacia del provvedimento sui precari e a poco valgono gli annunci di chi, Governo e sindacati, bada esclusivamente alla propaganda e poco agli effetti concreti del provvedimento.
Se enti come ISS e ISTAT attraverso le lotte si sono conquistati le risorse che gli servivano per andare alla stabilizzazione di tutti i precari e altri come l’ENEA o l’ISPRA hanno buone possibilità di far fronte alle esigenze con risorse proprie, gran parte degli enti rischiano di stabilizzare percentuali risibili rispetto alla massa dei precari. Su tutti il CNR, ma anche il CREA (già in mobilitazione) oppure l’INFN. In sostanza dei diecimila precari degli EPR, le stabilizzazioni potrebbero riguardare circa il 20% di cui la metà si è conquistato da solo le risorse necessarie.
SERVONO INVESTIMENTI PER STABILIZZARE I PRECARI DEGLI EPR! SU QUESTO NON MOLLIAMO!
Nella stabilizzazione del 2006 l’allora Governo Prodi stanziò 30 milioni solo per gli EPR. Oggi? Oggi c’è l’UE con tutti i suoi vincoli, che l’Italia ha addirittura messo nella Costituzione, e un Governo che nel Pubblico Impiego interviene solo a costo zero. Nascono così provvedimenti monchi che penalizzano interi settori. In qualche modo siamo di fronte alla dimostrazione pratica di come dentro i paletti economici imposti non vi siano soluzioni per i lavoratori e la politica di riduzione del danno praticata dal sindacato complice va rigettata in toto. In questo contesto gli straordinari risultati raggiunti in ISS e ISTAT assumono ancora più valore perché finora gli unici casi di inversione di tendenza rispetto ad una politica di tagli ai bilanci che stanno di fatto mettendo in ginocchio il settore. Ma non basta, dobbiamo rilanciare!
Il disinteresse di questo Governo per le sorti degli enti di ricerca è confermato anche dalla scelta di non voler rimediare al pasticcio nato dall’accorpamento con la Scuola ripristinando quello degli EPR o accorpando EPR e Università. Lo ripetiamo, nel testo unico c’è la possibilità di restituire dignità contrattuale agli EPR e riconoscere le peculiarità delle professionalità espresse nel settore. Quello che manca, evidentemente, è la volontà del Governo. Peraltro, se confermate le anticipazioni di alcuni organi di stampa, nei prossimi rinnovi contrattuali c’è l’intenzione di armonizzare verso il basso il trattamento accessorio, con ricadute pesantissime sui salari dei lavoratori degli EPR, nel nuovo comparto.
USB presenterà al Ministro Madia tutte le osservazioni relative agli Enti di Ricerca, insieme ovviamente a quelle generali, e sosterrà quelle richieste con le necessarie iniziative.
DIRITTI PER I PRECARI, DIGNITÀ PER LA RICERCA PUBBLICA!