Elettra-Sincrotrone Trieste, il peggio del pubblico e del privato: senza aiuti governativi si spengono le luci e il personale di ricerca “metalmeccanico” resta nel buio contrattuale
La Società Consortile per Azioni Elettra-Sincrotrone Trieste è un centro di ricerca internazionale multidisciplinare specializzato nella luce di sincrotrone e nella luce generata da laser ad elettroni liberi nel loro uso per la caratterizzazione ed il trattamento della materia, dai superconduttori ai virus. Ogni anno arrivano circa 1.200 proposte per fare esperimenti da parte di ricercatori di tutto il mondo e, dopo un processo di selezione da parte di un comitato di esperti internazionali, di queste ne vengono accettate mediamente 500.
La missione societaria è quella di promuovere la crescita culturale, sociale ed economica attraverso:
- La ricerca di base e applicata in campi di rilievo;
- La formazione tecnica e scientifica;
- Il trasferimento tecnologico e della conoscenza.
Eppure, in un’anomalia molto italica, Elettra-Sincrotrone Trieste è un ente privato - con tanto di consiglio d’amministrazione- formato da azionisti pubblici: Area di Ricerca di Trieste (53,7%), Regione FVG (37,63 %) , CNR (4,85 %), Invitalia (3,82 %). Nel 2020 circa il 95% delle entrate su un totale complessivo di 78.559.000 € derivava direttamente da stanziamenti ministeriali da parte di MIUR o MEF o tramite voci dedicate sul fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca del MIUR (FOE).
Proprio la natura privatistica ha permesso di applicare al personale di ricerca, circa 360 dipendenti esclusi i dirigenti, il contratto di lavoro dell’Industria Metalmeccanica e della Installazione di Impianti. Comunque c’è chi sta peggio, come il personale dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova, che non si merita alcun contratto collettivo ma solo contrattazione individuale.
La crisi economica sta facendo esplodere queste contraddizioni. Infatti i vertici del laboratorio stimano che a causa del caro bollette la spesa annuale di luce e gas raddoppierà passando dagli attuali 7 milioni a quasi 15 milioni di euro. Infatti, il codice Ateco assegnato a questa “impresa manifatturiera” la mette fuori dagli incentivi riservati alle imprese energivore, che strano!
I vertici aziendali hanno annunciato che nel primo semestre del 2023 l’attività sarà dimezzata. Il secondo semestre 2023 non è stato ancora programmato ma, se il costo dell’energia dovesse restare invariato, la riduzione dell’attività si protrarrà.
Meno ricerca, meno risultati, meno pubblicazioni e, dunque, anche meno risposte da dare alla popolazione. Solo la forma ente pubblico può assicurare il futuro a questa importante infrastruttura di ricerca nazionale e ad altri soggetti impropriamente privati come l’IIT. USB chiede subito la nazionalizzazione di Sincrotrone ed IIT e presenterà emendamenti al Parlamento nei prossimi vettori legislativi.
Unione Sindacale di Base Elettra-Sincrotrone