ENEA: E VENNE L'ERA DELLA MERITOKRAZIA

Roma -

Da un bel po’ d’anni uno dei vocaboli più gettonati -nei talkshow televisivi come nei dibattiti parlamentari, nelle trattative sindacali come nelle chiacchiere al bar all’ora dello spritz-  è “meritocrazia”. Manco fosse la formula della trasformazione del ferro in oro o la giaculatoria più azzeccata per l’avvento di una nuova era di felicità e benessere. A destra e a manca, economisti e politici, renziani democratici o leghisti ruspanti, tifosi del “nuovo che avanza” o nostalgici del signore di Arcore, è sempre molto varia la schiera di coloro che parlano e parlano, “demo-meritocraticamente”, dall’alto dei loro ruoli o all’ombra delle loro poltrone. E così ora, al gran coro, si è aggiunto in casa ENEA il vice-diggì, nonchè Cavaliere di Gran Croce, Ing Tullio Fanelli. Ne sentivamo tutti la mancanza.

Due sono le caratteristiche principali che accomunano i paladini dell’ordine meritocratico. La prima è che spesso, anzi spessissimo, si tratta di “nominati”. Più sono stati investiti di un ruolo per “chiamata diretta” o per “elezione su lista bloccata” e più li vedrete sostenere le virtù della “valutazione oggettiva”, i pesi “veri” da dare a titoli e esami, la necessità “imperativa” di farla finita con un sistema che premia solo in base a “conoscenze personali o raccomandazioni politiche” con annessa l’urgenza di distinguere tra “fannulloni e eccellenti”.

La seconda caratteristica è che spesso, anzi spessissimo, ignorano la storia del loro “verbo rivelato” e di quale truffa ideologica si renda complice chi usa, alla maniera dell’imbonitore di fiera paesana, un termine come quello su cui canalizzare speranze e illusioni ovvero, più concretamente, su cui imporre discriminazioni e rendite di casta.

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