ISTAT: Basta Ricatti - Con i licenziati Almaviva
Basta Ricatti - Con i licenziati Almaviva
Almaviva, la holding controllata da Alberto Tripi, è una delle più grandi aziende del settore dei Contact Center. Si può leggere sul loro sito che con "45.000 dipendenti, 12.000 in Italia e 33.000 all’estero, Almaviva è il 6° gruppo privato italiano per numero di occupati al mondo, il 3° a guida imprenditoriale, con un fatturato nel 2015 pari a 709 milioni di euro".
Il 29 dicembre, dopo una vertenza apertasi nel marzo del 2016 e qui ricostruita, Almaviva ha deciso di procedere con la chiusura della sede di Roma e i conseguenti 1.666 licenziamenti. La colpa dei lavoratori delle sedi romane, ed in particolare dei loro delegati RSU che hanno agito su mandato delle assemblee, è stato quello di rifiutare un accordo che prevedeva tagli salariali, in un settore in cui i salari sono già sotto al livello di dignità, e il controllo individuale da remoto dei lavoratori. L'eventuale sottoscrizione dell'accordo avrebbe fatto guadagnare ai lavoratori altri tre mesi di cassa integrazione, poi chissà.
Si può dire che la storia di Almaviva sia un vero e proprio riassunto degli ultimi vent'anni di storia del nostro paese: lo sgretolamento dei diritti e le mille metamorfosi della precarizzazione, le collusioni politiche e le complicità sindacali, le sovvenzioni pubbliche e l'arroganza padronale senza più limiti. La storia dell'azienda ci riguarda direttamente: Almaviva ha in appalto numerose indagini CATI effettuate dall'Istat, vinte secondo il principio del massimo ribasso, sulla pelle di chi quelle interviste le effettua. Almaviva è solo una delle aziende che in questi anni hanno preso il "treno delle esternalizzazioni Istat", a partire dalla madre di tutte le esternalizzazioni, quella delle rete dell'indagine sulle Forze di Lavoro avvenuta nel 2009. In quasi dieci anni, tutte le amministrazioni Istat che si sono avvicendate hanno abbracciato ed esteso la logica del massimo ribasso, in omaggio alla necessità di tagliare i costi ed aumentare l'efficienza, praticando al contempo il massimo rialzo degli stipendi delle posizioni dirigenziali.
L'esito di questa scelta strategica, confermata pienamente dall'attuale amministrazione del presidente Alleva, è che insieme ai diritti dei lavoratori degli appalti è crollata anche la qualità dei nostri processi lavorativi e della produzione statistica in generale, come sa chiunque in Istat lavori in indagini coinvolte nei processi di esternalizzazione. Rifiutare il ricatto del massimo ribasso, battersi per la re-internalizzazione delle fasi di indagine messe in outsourcing, è necessario per difendere i diritti dei lavoratori e anche la qualità e la credibilità del nostro lavoro quotidiano. Esprimere solidarietà con i licenziati Almaviva non è sufficiente: dobbiamo sconfiggere qui in Istat le scelte che rendono possibile quei licenziamenti, che rendono possibile pagare 3 euro un'intervista.
I 1.666 licenziati della sede romana di Almaviva hanno formato un comitato che promuove per Sabato 21 Gennaio un corteo che si muoverà da Piazza della Repubblica alle 15:00.
Il collettivo di USB Istat aderisce e invita tutti i lavoratori a partecipare e a sostenere questa battaglia, dentro e fuori l'Istat.
La storia di Almaviva e il suo sfruttamento del precariato:
clashcityworkers.org/lotte/interviste/2542-grafica-almaviva.html
www.nextquotidiano.it/atesia-almaviva-storia-di-unazienda-che-ha-sempre-sfruttato-il-precariato/
Almaviva e Istat:
www.dailyonline.it/istat-si-affida-alle-romane-almaviva-contac-mediatica/
La pagina del Comitato 1666 ex Almaviva su facebook: