ISTAT: Farsa senza fine

Roma -

A poco più di un mese dalla scadenza di quasi tutti i contratti dei lavoratori a tempo determinato, la saga dell’accordo sindacale sulle proroghe continua.

Una vicenda che sarebbe appropriato definire ridicola, se in ballo non ci fosse il lavoro e il futuro di quasi 400 persone.

 

Protagonisti: burocrati amministrativi e sindacali, impegnati in un frenetico tentativo di costruire un pacchetto che consenta ai primi di scrollarsi di dosso quante più responsabilità possibili e ai secondi di convincere qualche ingenuo della loro utilità, ad entrambi di far rientrare le cose “nell’alveo della normalità” e a far star buoni i precari e gli “estremisti”.

In questi mesi ne abbiamo viste di tutti i colori: date di proroga che oscillano (2015, 2020, 2017, 2016), riferimenti normativi che cambiano (“La 368!” “No, il 79!” “Macchè la 125!”), accordi privati della sera smentiti la mattina dopo, sindacalisti che garantiscono sulle vere intenzioni dell’amministrazione, proposte che variano a seconda della delegazione sindacale che entra, direttori del personale e dirigenti amministrativi che dichiarano “tecnicamente infattibile” quello che qualunque CTER sa essere normale amministrazione (roba da licenziamento per giusta causa, senza reintegro né indennizzo), richieste di “mandato” e minacce di “veto”.

 

Il tempo però sta per finire, la pazienza invece è già finita.

 

E’ notizia di ieri che il Governo Renzi, e la ministra Madia in particolare, stanno per far entrare nella legge di stabilità un emendamento che proroga tutti i precari della P.A. al 2018 (cioè fino al presunto termine della legislatura e del primo mandato di Renzi).

Uno o due anni in più (l’apposito gruppo di lavoro ancora non ha stabilito) del primo termine per la verifica finanziaria delle proroghe targate istatcgilcisluil.

 

Questo dimostra quanto sia ridicolo il balletto degli ultimi mesi, quanto poco credibili gli attori in campo, quanto arretrato il terreno su cui ci costringono a ballare.

 

Renzi non licenzia i precari, che si sappia: ringraziate lui e non i sindacati di Stato incapaci pure di trattare un accordo sindacale all’Istat.

I precari dovrebbero applaudire? Renzi non licenzia perché non se lo può permettere politicamente, ma anche per una ragione molto più semplice.

Perché interi pezzi della macchina pubblica, e l’Istat tra questi, si fermerebbero senza il lavoro dei precari.

 

E’ il nostro lavoro che è indispensabile, ma fino a quando non avremo coscienza di questo una proroga di 2 anni ci sembrerà una conquista, una di tre una festa, una di 5 un trionfo. Fino a quando giocheremo in difesa, non faremo passi avanti reali.

La proroga è solo, e deve essere solo, un ponte verso la stabilizzazione. Il percorso verso la stabilizzazione deve essere affermato e costruito ora, con la lotta, per tutti precari della Ricerca Pubblica. A Renzi e Madia, piuttosto che ai vertici inetti e pavidi dei nostri enti che non decidono niente ma eseguono e basta, dovrà essere chiarito che i lavoratori di serie B degli EPR non si accontenteranno di sopravvivere fino al 2018.

 

Noi cominciamo con un presidio martedì 25 novembre, alle 10:30 davanti all’ARAN, per strappare il diritto di voto attivo e passivo per tutti i lavoratori precari per le prossime RSU 2015.

 

Perché oggi i precari non hanno diritto alla rappresentanza democratica nei propri posti di lavoro, non contano e non pesano (e abbiamo visto anche in Istat con quali conseguenze nelle posizioni dei sindacati complici). Perchè c’è chi vorrebbe tenere le cose come sono, perché ricattando i precari si indeboliscono tutti i lavoratori.

 

Una testa, un voto, un contratto.