ISTAT: Fate le nozze con i fichi secchi!
Secondo l’amministrazione “amica” dell’Istat di errori e omissioni sostanziali non ce ne sono, nella costituzione del salario accessorio degli anni passati. Prendetevi l’1,7 milione di euro di economie per il 2011-2013 più i quattro spiccioli che ci aggiungeremo.
En passant: anche il 2011 è ridiventato non distribuibile: si propone di procedere alla rettifica di un accordo già asseverato, con tanto di “visto: si paghi”, da più di un anno.
Il 2014 resta ancora non pervenuto. Nel bilancio di previsione 2015 si fornisce la terza cifra diversa per il fondo accessorio 2015, in una “appassionante” gara al ribasso: l'amministrazione sta gigioneggiando con i copia e incolla dei fogli excel degli anni precedenti.
Non mancano solo i ratei dei risparmi Ria. Mancano i risparmi da art. 53 del personale cessato e mancano le economie per la trasformazione da tempo pieno a tempo parziale. Manca il documento che giustifica il maggior taglio imposto sulla decurtazione del 2008.
La partita più grossa rimane quella delle decurtazioni per la diminuzione del personale: l’Istat ha proceduto ad un maggior taglio di svariati milioni di euro (2,7 fra il 2011 e il 2013; ulteriori 1,3 milioni di euro per il 2014, ci sentiamo di pronosticare), considerando fittiziamente il solo personale IV-VIII di ruolo.
Questa sovra-decurtazione non deriva dalle norme né dalle circolari RGS. “Lo abbiamo fatto per voi”, è stato scritto dai vertici nella propria risposta alle note tecniche. Chiarendo oltre ogni ragionevole dubbio che l'amministrazione non ha alcuna intenzione di cambiare registro dinanzi alla mobilitazione dei lavoratori per il proprio salario accessorio. Con la copertura complice di chi rivendica per sé il ruolo da comprimario nella governance corporativa e aziendalista dell’Istituto.
D’altronde è chiaro: è dalla nostra busta paga compressa, alleggerita e svilita che la dirigenza tecnica e amministrativa trae il privilegio di spartirsi voci retributive di importi clamorosi, con l’assenso implicito degli organi che vigilano. C’è un collegamento palese fra l’essere più realista del re con chi sta in basso mentre a te stesso concedi “variazione incrementative” come la seguente:
Costituzione nell’ambito del capitolo 1.20.21 dell’articolo 1.20.21.11 “Fondo per retribuzione di posizione e retribuzione di risultato dei dirigenti amministrativi di I fascia”. Rimodulazione e variazione incrementativa del capitolo 1.20.21 “Fondo per retribuzione di posizione e retribuzione di risultato dei dirigenti e per incarichi aggiuntivi”. Tale variazione incrementativa pari ad € 114.316,48 è stata compensata da una riduzione di pari importo dello stanziamento sull’articolo 1.20.10.10 “Stipendi, retribuzione e altri assegni fissi al personale” [Fonte: Bilancio consuntivo Istat 2013 - pag. 29]
Tutto ciò in barba al regime di blocco di incrementi retributivi sia a livello individuale sia a livello complessivo, che la legge ha imposto anche sulle posizioni dirigenziali. La mobilitazione ha avuto la dovuta accelerazione: i lavoratori hanno bloccato per due giorni consecutivi le attività di diffusione e preparazione dei comunicati stampa. E non è che l’inizio.
La vertenza la vincono o la perdono i lavoratori in lotta. Il fatto che i vertici siano costretti a discutere con i lavoratori, cifra per cifra, le modalità di costituzione del fondo accessorio e come aumentarlo è cosa totalmente inedita ed è il frutto del conflitto che si è iniziato a praticare.
Questa lotta è importante anche oltre quello che appare: si tratta di cambiare il modo in cui vengono prese le decisioni in Istat, si tratta di cambiare l'Istat. Se non si (re)agisce ora i passi indietro saranno ancora più pesanti: il prossimo riordino, che oggi viene presentato come terra promessa, si trasformerà in un pesante bastone a tempo debito.
Il collettivo di USB-PI Istat