ISTAT: Giù il sipario
Al neo-presidente Alleva non può certo essere rimproverato di non parlare chiaro.
Solo qualche settimana fa, ai precari che gli chiedevano impegni precisi sul loro futuro aveva suggerito di "guardarsi intorno" , visto che con il censimento permanente “non può esserci posto per tutti”. Questa volta Alleva ha candidamente dichiarato che le proroghe "lunghe", sulla base di un accordo sindacale "in dirittura d'arrivo" dopo mesi di incontri, sono fuori discussione. Si ritorna alla proposta Costantino: 2015 per tutti e 2016 per i 130 D'Aliani: una frammentazione delle traiettorie lavorative precarie in bacini separati da espellere poco per volta.
L’ipotesi di una proroga "politica" al 2018 per i precari della P.A., sventolata in qualche intervista dalla ministra Madia, diviene l'alibi dietro cui giustificare la triste chiusura del "tavolo proroghe", invece che occasione da non perdere per programmarne la necessaria immissione in ruolo.
Evidentemente Alleva ha ordinato ai suoi: “facite ammuina”. Solo così si può provare a spiegare l’atteggiamento della delegazione trattante al tavolo. Dopo 10 mesi, 4 dei quali con la nuova reggenza, un pugno di mosche come se si fosse finiti sulla casella del "ritorna al via" al gioco dell’oca. Senza considerare gli effetti nefasti che produrrà il piano concorsuale confermato.
Ce n'è abbastanza per dichiarare sotto il livello minimale la credibilità di tutti i vertici.
Il Presidente "amico" si rivela per quello che è: un commissario di un Governo commissariato, senza nessuna volontà di agire con autonomia e forza in difesa dell'Istituto che presiede, delle sue funzioni e dei suoi lavoratori. Con direttore generale facente funzione (?) e delegato del presidente ad intonare “io vorrei, non vorrei, ma se vuoi…” e il direttore del personale alla finestra.
Di un tal Presidente e di tali vertici non abbiamo bisogno, neanche lavorassero gratuitamente: ne chiediamo le dimissioni e l'invio di un Commissario effettivo, che espliciti compiutamente l'assoluta mancanza di autonomia reale dell'Istat, l’assoggettamento ai voleri padronali del Governo e l'incapacità di programmare in modo credibile un degno futuro per la statistica ufficiale in questo Paese.
Si apre uno stato di mobilitazione permanente in Istat, cui USB darà il suo contributo. L'obiettivo dichiarato è di rendere tangibile al Governo e al Paese quanto siano essenziali i lavoratori della Ricerca, a partire dai suoi precari, per garantire la tempestiva produzione e consegna dell'informazione statistica. Auspichiamo che si organizzino riunioni in ogni servizio perchè tutti il lavoratori possano discutere di quello che sta accadendo e partecipare concretamente alla mobilitazione.
Ci impegneremo a mettere in collegamento le lotte che già si stanno avviando nel comparto della Ricerca Pubblica, che sta subendo nel silenzio generale un tentativo violento di ristrutturazione, di cui i precari saranno solo le prime vittime: dalla chiusura dell'ISFOL, con l'espulsione dei 250 precari (forse) verso Italia Lavoro S.P.A., alla fusione INEA-CRA, con la creazione di una nuova Agenzia unificata senza garanzia alcuna per le centinaia di precari dei due enti. Il futuro che si disegna è quello di un riassetto "dall'alto", senza mediazioni di sorta e sempre nel segno della diminuzione di posti di lavoro e della compressione di diritti e stipendi. Vittime sono i lavoratori, per un attacco di portata eccezionale a ciò che resta della qualità e della efficacia della Ricerca Pubblica.
Non se ne uscirà senza una replica all'altezza dell'offensiva, che colleghi le singole vertenze fuori da una logica corporativa e che costruisca le condizioni per una vertenza generale della Ricerca Pubblica, il cui cuore deve essere il suo rilancio effettivo, un efficace puntellamento della sua missione sociale di base: un piano straordinario di investimenti pubblici per la stabilizzazione di tutti i lavoratori precari e per il rilancio strategico del settore, il ripristino immediato dei rinnovi contrattuali a partire dagli incrementi retributivi e un vasto programma pluriennale per le progressioni di carriera.
USB-PI Istat