Istat: Quando la somma non fa il totale!
Parafrasando una celebre battuta di Totò, ci troviamo a commentare un incredibile evento che riguarda i lavoratori IV CTER e l’agognato concorso per la 1a progressione economica. Ma non c’è proprio nulla da ridere.
Dopo 8 anni di “fermo” dovuto al blocco della contrattazione e all’inerzia dell’Amministrazione, finalmente con lo sblocco avvenuto nel 2015 si apre la possibilità di indire le selezioni per le progressioni economiche (art. 53) e di livello (art. 54) che riguardano gran parte del personale Istat. Passano ancora 3 anni durante i quali i lavoratori interessati reclamano in ogni modo questi concorsi e finalmente tra il 2017 e il 2018, con colpevole ritardo, gli stessi vengono indetti ed espletati, producendo le loro belle graduatorie, i vincitori, e tutto ciò che ne consegue.
Tralasciando altri aspetti, per quello che riguarda l’art. 53 qualcosa non torna, e si evince da un certo movimento di colleghi che cominciano a chiedere di verificare le carte, non convinti del posto in graduatoria. E fanno bene, perché si scopre che…LA SOMMA NON FA IL TOTALE!
Per un grave e grossolano errore di una delle commissioni incaricate, i criteri di valutazione dei titoli non consentono ai candidati di raggiungere il punteggio stabilito dal bando, in quanto la somma dei punteggi massimi attribuiti alle varie categorie di titoli è pari a 9 e non già a 10. Questo fa sì che la Direzione Generale decida in autotutela di annullare la graduatoria del concorso per la prima progressione economica CTER IV livello e rinominare una nuova Commissione che dovrà rifare il lavoro da capo.
Tutto questo succede ben 7 mesi dopo la pubblicazione della graduatoria, dopo una lunga serie di rideterminazioni su singoli casi, senza che nessuno dei responsabili DCRU e DGEN facesse il benché minimo controllo nei tempi dovuti. E’ bene sottolineare che, con la pubblicazione della graduatoria da parte del Direttore Generale, l’Amministrazione convalida l’operato delle commissioni: spetta, difatti, a quest’ultima procedere con un riscontro di legittimità accertando la regolarità formale e sostanziale delle operazioni concorsuali. E per questa fase di controllo, precedente la pubblicazione dell’esito concorsuale, è stato impiegato più tempo di quello dato alle commissioni per svolgere il proprio lavoro.
USB-PI stigmatizza con forza:
- l’operato della commissione e dei responsabili DCRU e DGEN del procedimento concorsuale: l’errore è talmente eclatante che la graduatoria in questione non avrebbe mai dovuto essere pubblicata. Si è reso palese oltre ogni dubbio che non esistono procedure di verifica e controllo nemmeno sugli aspetti più macroscopici;
- il mostruoso ritardo con il quale si prende atto di un lavoro mal fatto e l’ulteriore ritardo che si accumulerà con la nuova Commissione, sapendo che tutto questo avrà ripercussioni negative sulle giuste aspettative dei lavoratori interessati. L’Amministrazione ha il dovere di chiarire sin da ora che l’annullamento in auto-tutela non deve pregiudicare il diritto per i nuovi vincitori all’inquadramento giuridico ed economico dal 1/1/2018;
- la mancata esplicitazione, con il silenzio-assenso dei sindacati trattanti, dei criteri di valutazione dei titoli sul bando, presenti invece sul bando art. 54. I criteri andavano esplicitati al fine di garantire sia la riduzione di eventuali errori di “calcolo” sia l’uniformità del giudizio. Anche a tutela dei partecipanti, che così avrebbero potuto effettuare una selezione consapevole e non alla cieca rispetto ai titoli da presentare: non è concepibile che la commissione abbia attribuito un punteggio massimo per ciascuna categoria di titoli, e uno parziale al loro interno, in assenza di un riferimento nel bando alla preferenzialità rispetto alla varietà e alla tipologia dei titoli.
L’Amministrazione deve assumersi la piena responsabilità di questa gravissima situazione, anche aumentando in maniera significativa i posti a concorso per tutte le categorie interessate alle progressioni ex art. 53, in maniera da allargare quanto più possibile la platea dei vincitori: nel fondo accessorio 2018 ci sono 2,3 milioni di euro da distribuire come residui di spesa, il cosiddetto fondino per la produttività.
USB Pubblico Impiego Istat