Istat: Sotto il Piano di Fabbisogno del Personale: niente concorsi e niente carriere

Roma -

Il Piano di Fabbisogno del Personale è stato emanato. Ma dov’è? E’ diventato l’ultimo capitolo del Quadro Strategico, Piano di Attività e Performance 2019-2021, approvato dal Consiglio il 30 gennaio 2019 nel più assoluto silenzio, anche dei sindacati delegati alla contrattazione che pure, ai sensi dell’art. 68 del nuovo CCNL, dovevano ricevere una informativa preventiva.

All’inizio si tenta di camuffarlo come un aggiornamento del piano 2018-2020, ma alla fine escono allo scoperto dichiarando quello che in effetti è: il nuovo Piano di Fabbisogno. Un piano impalpabile e poverissimo che non dice assolutamente niente, se non prendere atto del fallimento reale delle politiche per il personale:

 

All’inizio si tenta di camuffarlo come un aggiornamento del piano 2018-2020, ma alla fine escono allo scoperto dichiarando quello che in effetti è: il nuovo Piano di Fabbisogno. Un piano impalpabile e poverissimo che non dice assolutamente niente, se non prendere atto del fallimento reale delle politiche per il personale:

 

- su 106 assunzioni previste per il 2018, ne sono state effettuate solo 36, quasi tutte da scorrimenti di graduatorie;

- un nuovo piano di concorsi per il 2019 in pratica non esiste: la programmazione è costituita dal recupero delle mancate assunzioni del 2018; si aggiungono 11 posti di VI l.p. per scorrimenti delle graduatorie del 2011, e 6 posti aggiuntivi per i concorsi già indetti, 2 per ognuno dei primi tre livelli;

- per il 2020 sono previste 18 assunzioni nei primi tre livelli, da concorsi già banditi;

- il piano per il 2021 non prevede nulla: zero immissioni di personale di qualsiasi tipo;

- pur non avendo preso in considerazione le novità introdotte con la cosiddetta quota 100, vengono previste 159 cessazioni, 115 delle quali fra il personale di IV-VIII livello; a fronte di numeri tanto elevati e, come ammesso nel documento, sottostimati si prevedono in totale 28 assunzioni per i livelli IV-VIII, la gran parte da scorrimenti e comandi.

Nessuna programmazione e valutazione dei fabbisogni reali: questa la “vision” dell’Istituto della nostra classe dirigente. Non sono previsti nuovi concorsi né sviluppi di carriere: nessun accenno alle selezioni per art. 15 e uno generico e insignificante alle progressioni di livello ex art. 54.

Nel frattempo aumentano a tamburo battente, specie nell’informatica, i contratti di fornitura di manodopera che sub-appaltano il lavoro che svolgiamo, e lievitano i costi connessi; ma questo non genera nuovo fabbisogno di personale di ruolo. Come non lo fanno le tantissime cessazioni, le innumerevoli aperture straordinarie o il ricorso massivo allo straordinario, che l’amministrazione vorrebbe addirittura aumentare del 43%, fino a spendere 600 mila euro l’anno.

Queste le reali politiche organizzative e verso il personale in Istat, parte essenziale della sua “mission”, a complemento dell’accumulo di risorse economiche per la nuove sede: un avanzo di amministrazione disponibile arrivato alla strabiliante cifra di 105 milioni (Conto Consuntivo 2017, pagine 10-12).

Peggio che sconfortante: al danno, continuato e in aumento, si aggiunge la beffa delle pacche sulle spalle per l’impegno e la dedizione. Tutto rigorosamente solo a chiacchiere, che non lasciano alcuna traccia quando si tratta di redigere un serio piano per lo sviluppo professionale e la valorizzazione delle carriere delle molteplici professionalità dell’Istituto.

Al neo presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo chiederemo a breve un incontro. Sarà l’occasione per conoscere quali politiche intenda intraprendere per l’efficacia e l’autorevolezza dell’Istituto. Che non possono che ripartire dal soddisfacimento dei bisogni reali della nostra comunità lavorativa.

Chiederemo con forza che si arresti la deriva autoritaria che da anni mortifica i lavoratori e si prenda una rotta che realmente punti a “una nuova stagione contraddistinta da tante soddisfazioni e da un costante arricchimento delle molteplici professionalità che operano in Istat”, come da lui stesso scritto.

 

USB Pubblico Impiego Istat