ISTAT: Un altro concorso è possibile

Roma -

A due anni e mezzo dalla pubblicazione dei bandi (dicembre 2011), e dopo una lunga serie di rinvii, l’amministrazione ha deciso: il prossimo 6 giugno, saranno pubblicate le date delle prove scritte del concorso da ricercatore. 

Sarebbe la conclusione, ovvia e disastrosa, di una vicenda che occorre ricostruire con chiarezza: vogliamo farlo e proporre al tempo stesso all’amministrazione, e a tutto il personale Istat, un’altra strada. 

Il motivo per il quale le prove dei due concorsi non sono state fin qui espletate è semplice: non ci sarebbero stati soldi per assumerne i vincitori. 

Questi concorsi non erano finanziati al momento della pubblicazione dei bandi, poiché le risorse su cui era stata chiesta l’autorizzazione a bandire erano state poi decurtate dal blocco del turnover. Un’amministrazione seria e responsabile, anche solo per questo motivo, si sarebbe fermata. 

L’amministrazione Giovannini decise invece, per motivi di immagine e di equilibrio interni, di procedere comunque alla messa a bando dei 30 posti (diventati poi 40).

I sindacati confederali trattarono con l’amministrazione i dettagli dei bandi di concorso per poter "vendere" ai propri iscritti qualcosa in vista delle imminenti elezioni delle RSU.

 Il bando di concorso che ne uscì costituisce un ENORME RISCHIO PER I PRECARI: molti dei III precari non erano neppure entrati in Istat alla data del bando, e tutti avevano un'anzianità in Istat (elemento di notevole peso nella valutazione dei titoli) al massimo di pochi mesi, mentre nessun valore era assegnato all'idoneità nei concorsi a TD e, dulcis in fundo, nessuna riserva fu prevista per il personale a termine. Fu invece concessa una riserva per il personale interno, come se quella dozzina di posti riservata fosse sufficiente a sanare un problema (l’aspirazione ad accedere alle carriere da ricercatore o tecnologo) che coinvolge un numero di dipendenti decisamente più ampio. Insomma, un capolavoro di trattativa.

 Ma c’è di più. Il successivo Decreto D’Alia, poi convertito in legge 125 nell’Ottobre 2013, prevede tra le sue norme che prima di poter bandire un nuovo concorso, dovranno essere esaurite integralmente le graduatorie di vincitori e idonei della stessa qualifica approvate a partire dal primo gennaio 2007. Questo significa, ad esempio, che per bandire un nuovo concorso da CTER VI livello dovrà prima essere integralmente scorsa la graduatoria del concorso bandito nel 2010, da cui moltissimi CTER precari sono esclusi. 

Già oggi, quindi, per prosciugare il bacino del precariato in Istat occorre trovare una soluzione per i 376 colleghi e per gli 80 esterni utilmente collocati in questa graduatoria.

L’espletamento dell’attuale concorso da III livello allontana ulteriormente la possibilità di una soluzione complessiva. 

Questo concorso produrrà un’altra graduatoria da cui molti precari saranno esclusi e che in ogni caso non ne valorizza minimamente l’esperienza acquisita in Istat

Questo concorso implica la chiusura dell’unica strada attualmente esistente (a meno di un provvedimento di stabilizzazione generale che non si vede all'orizzonte) per dare un contratto stabile a questi lavoratori.

Ricordiamo infine che la commissione del concorso da ricercatore è da ritenersi a nostro giudizio illegittima, poiché uno dei suoi componenti era al momento della nomina titolare di cariche sindacali, secondo eletto nelle per la FLC-CGIL alle elezioni RSU del 2012. Questo motivo di incompatibilità potrà essere impugnato in qualunque momento da qualsiasi candidato per determinare l’annullamento del concorso. Su questo punto abbiamo inviato da circa 3 mesi una diffida formale all'amministrazione (in allegato), senza ricevere risposta alcuna. 

A tutt’oggi, con un piano di fabbisogno in eterna fase di lavorazione, non è neppure chiaro quanti soldi ci sarebbero da mettere su quel concorso e quanti ricercatori sarà possibile assumere nei prossimi anni. Si continuano a vendere illusioni.

Proponiamo una cosa semplice.

Che l’Amministrazione, considerate le novità introdotte dalla legge 125 e il loro impatto negativo sulle possibilità di progressivo rientro dal precariato, annulli il concorso esistente e proceda contestualmente alla promulgazione di un nuovo bando.

Ciò garantirebbe l’inclusione di una quota importante di precari oggi esclusa e un’adeguata valutazione dell’esperienza fin qui acquisita, e potrebbe condurre ad una graduatoria finale per loro non punitiva. Al tempo stesso, non sarebbero pregiudicate le possibilità dei lavoratori inquadrati in livelli inferiori che vedono in quel concorso una possibilità di avanzamento di carriera. Anche il mantenimento di una riserva per il personale interno cesserebbe di essere motivo di discordia, se ci fosse per tutti la possibilità concreta di essere presenti nella graduatoria.

Ora è il momento della chiarezza. Tutti devono assumersi la responsabilità di una posizione pubblica su un concorso che avrà conseguenze dirette sul futuro di così tanti lavoratori.

 

USB-PI Istat