La scure del brunettismo sul CNR, USB: giù le mani dalla Ricerca, andiamo allo sciopero
Sapevamo che sarebbe successo. Quando i sindacati della scuola hanno lasciato la ricerca in mano alle norme brunettiane, prima o poi, la scure si sarebbe abbattuta sulla ricerca. Che questo accada durante l'epidemia non è solo grave ma irresponsabile.
Nel panorama degli sforzi nazionali rivolti al contenimento dell'epidemia, il mondo della ricerca è in prima linea per creare sinergie e strategie per affrontare efficacemente l'epidemia, e contrastarne le terribili conseguenze a tutti i livelli. Contemporaneamente, siamo tutti chiamati a portare avanti gli studi avviati, con delle condizioni a contorno evidentemente difficili.
Ricevere l'8 Maggio dalla Direzione Generale la comunicazione "Ulteriori disposizioni in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, a seguito del DPCM del 26 aprile 2020 e a seguito dell’entrata in vigore della Legge di conversione n. 27 del 24 aprile 2020 del D.L. n. 18 del 17 marzo 2020" suona quasi offensivo, nei modi e nei contenuti, tenendo conto dell'eccezionalità del momento, sulla base delle seguenti considerazioni:
1. Nessuno, in questo momento storico, ha potuto scegliere in che modalità lavorare. Per quanto si faccia uso del lavoro “ordinario” in sede domiciliare, dopo l 'azione del CNR, di ordinario c'è ben poco. E il datore di lavoro dovrebbe infatti rispettare come gli staff di ricerca hanno sempre impostato le loro modalità di lavoro. Non inventare procedure inquisitorie.
2. Ricercatori e tecnologi, con i loro staff, sono già monitorati, rispetto ai risultati della ricerca, e a testimonianza di ciò ci sono le pubblicazioni, i progetti di ricerca cui partecipiamo. La sede centrale ha già nei propri database innumerevoli dati su cui operare gli ennesimi controlli rispetto alla quantità e qualità della ricerca. Li aveva anche prima dell'emergenza Covid19. Ora, come prima, ricercatori e tecnologi sono ancora più sotto pressione, e non esistono orari. Ora, come prima dell'emergenza, il cartellino non è mai stato il giusto strumento per controllare un'attività che comunque procede, e a ritmo sostenuto, indipendentemente dagli orari registrati.
3. Tecnici e amministrativi anche loro sono al lavoro, nonostante le difficoltà. Se possibile di più, perché ora non ci sono più orari di lavoro: da casa sono tutti reperibili tutto il giorno e tutti i giorni.
Questa piattaforma ha una utilità reale, funzionale al sistema ricerca? Si presenta come uno strumento utile a semplificare o migliorare l'attività di ricerca e di supporto alla ricerca?
La risposta a queste domande è no!
Questa piattaforma è uno strumento sbagliato a priori, che appesantisce l'attività giornaliera senza alcuna utilità, ed è percepito come mortificante da chi lo dovrà utilizzare. L'ennesima dichiarazione implicita di sfiducia nei confronti dei lavoratori, una becera burocratizzazione che si presta, in futuro, esclusivamente ad usi impropri nel contesto della ricerca.
Ci chiediamo quanto questa dirigenza sia consapevole della realtà che si trova a governare.
Non si capisce perché gli EPR chiaramente regolati dalla direttiva europea del 2005 ora superino, come brunettismo, gli altri settori della Pubblica Amministrazione. È opportuno che i vertici tengano conto delle specificità del nostro ente.
Sappiamo che i vertici, come con il cartellino, non torneranno indietro. Sono forti della complicità della firma dei sindacati della scuola su un contratto che gli permette questo ed altro.
Per questo non ripeteremo le inutili iniziative come scioperi bianchi e altre cose lusinghevoli ma che non possono essere contate.
Andiamo allo Sciopero! Abbiamo iniziato le procedure. Organizzeremo uno sciopero di 1 minuto, con donazione di un’ora di lavoro alla Protezione civile. Ci conteremo. E dovranno contarci. E se la circolare non sarà ritirata lo reitereremo. Affinché stampa e giornali sappiano come la ricerca, tanto incensata a parole, abbia vertici non in grado di capire come si lavora e con quanto impegno!
USB PI - Ricerca