Lettera al manifesto: l'ENEA e la "green economy"
E' noto che il potere ami far uso di parole “buone” stravolgendone il significato allo scopo di sottomettere le coscienze dei sudditi. La guerra viene fatta in nome della pace, il richiamo alla solidarietà diventa pretesto per demolire lo stato sociale, i diritti umani vengono ricordati per fomentare l'islamofobia. E' stato anche leggendo Il Manifesto che abbiamo imparato a scavare sotto le apparenze e a restituire senso alle parole. Per questo siamo rimasti stupefatti dal tono enfatico con cui il giornale di sabato scorso ha riportato la presentazione del Rapporto 2012 sulla green economy, curato dall'Enea, con un articolo intitolato “L'Italia verde è più ricca – la ricetta Enea per uscire dalle due crisi”.
In verità ad insospettire l'osservatore smaliziato dovrebbe bastare il nome del padrino del convegno, quel ministro Clini che proprio in questi giorni sta scrivendo il decreto sull'Ilva che cancella le decisioni dei giudici e il diritto alla salute dei tarantini allo scopo di proteggere gli interessi della famiglia Riva. Per non parlare del relatore, quel Giovanni Lelli che nel 2008 fu nominato Commissario dall'allora ministro Scajola e che nei successivi quattro anni ha puntato tutte le carte dell'Enea sul nucleare, al punto che ancora oggi, ad un anno e mezzo dal referendum, si continuano ad assumere ingegneri nucleari, mentre tanti bravi ricercatori precari impegnati nelle tematiche ambientali vengono espulsi dall'Ente con il pretesto della spending review.
Ma è analizzando la sostanza del rapporto che emerge la totale inadeguatezza delle soluzioni proposte. Per raggiungere lo scopo di far uscire l'Italia dalle “due crisi”, ambientale ed economica, basterebbe, a detta degli estensori, incrementare “l'ecoinnovazione”, rivedere il sistema delle incentivazioni fiscali per l'efficienza energetica ed implementare il telelavoro ed il car sharing. Non una parola sul conto energia per lo sviluppo delle rinnovabili, che è scaduto quest'anno e non si sa se verrà rinnovato, o sulle scelte energetiche del ministro Passera centrate sul petrolio dell'Adriatico e sui rigassificatori del metano. E per quanto riguarda il sistema dei trasporti, non una parola sull'enorme spreco di risorse provocato dall'alta velocità, mentre il sistema dei trasporti pubblici è sull'orlo del collasso. Passando ad altro, fa specie il pudore asettico con cui viene nominato il problema dei rifiuti, come se su questo campo non gravassero enormi interessi privati, o il modo in cui il rapporto si appropria dei risultati ottenuti dall'agricoltura biologica, sorvolando sulla moria di piccole aziende, lasciate alla mercé del mercato senza nessuna protezione da parte dello stato. Insomma, riassumendo, un esempio paradigmatico di come pretese competenze scientifiche possano servire a mascherare una realtà di politiche pubbliche che vanno esattamente nel senso opposto a quello dichiarato: parlare di ambiente per nasconderne lo scempio, parlare di sviluppo economico per tacere la mancanza di politiche di sostegno ai produttori.
Concludiamo con un invito. Che alla prossima occasione (perché sì, siamo certi, l'incidente della liquidazione verrà superato e per voi e per noi ci sarà una prossima occasione!) Il Manifesto si preoccupi di verificare le notizie che escono dalle stanze del potere, magari anche dando voce ai lavoratori.
USB P.I. Ricerca ENEA