Nazionalizzare la ricerca contro la ricerca del profitto
Privatizzazioni, massacro del settore pubblico e di chi ci lavora. Questo il canovaccio dei governi che si sono succeduti negli ultimi vent’anni o forse più. Una politica della quale oggi possiamo misurarne gli effetti. Il crollo del ponte Morandi è la drammatica dimostrazione di come lo Stato non possa rinunciare ad asset e servizi fondamentali per lo sviluppo del Paese e per la vita dei suoi abitanti come trasporti, telecomunicazioni, infrastrutture e servizi sanità, istruzione e previdenza.
La Ricerca rientra negli asset che non possono essere sottoposti alla legge del profitto perché questo ne minerebbe l’essenza stessa. La Ricerca è fonte di sviluppo e di crescita di un Paese innanzitutto sul piano della qualità della vita dei cittadini. Tecnologia, salute, alimentazione, energia, lavoro e sociale, statistiche ufficiali, sono oggetto di Ricerca affinché si allarghino le conoscenze in modo da poter migliorare la vita nel Paese. Una Ricerca condizionata dal profitto è una Ricerca che si limita a quei campi che generano guadagno e limita le ricadute benefiche sulla platea ristretta che vi può accedere.
L’esempio della ricerca farmacologica in questo senso è emblematico.
Nessuno nega al privato il diritto di fare Ricerca per profitto, ma non può essere la fiscalità generale ad alimentarla, neanche attraverso sgravi o detassazioni, peraltro precluse invece agli enti pubblici di ricerca. Oggi abbiamo non solo la Ricerca privata finanziata dallo Stato senza nessun controllo su finalità ed esiti, ma siamo di fronte ad un sistema di Ricerca Pubblica dissanguato da anni di tagli ai bilanci e costretto sostanzialmente a ricorrere all’intervento dei privati snaturando così la propria funzione e mettendo a serio rischio la propria terzietà, fondamentale in alcuni compiti istituzionali di controllo.
Per questi motivi, per opporci alla privatizzazione di fatto della Ricerca Pubblica e rivendicare una funzione per i cittadini che nessun ente privato potrà mai ricoprire saremo in piazza il 20. I tempi sono maturi perché si metta in discussione il modello sociale che ci hanno regalato più di vent’anni di privatizzazioni e di svendita dei beni dello Stato. Purtroppo, c’è voluto il crollo di un ponte e decine di vittime per incrinare il monolite del pensiero unico imposto dai fanatici del liberismo selvaggio, oggi quel monolite va abbattuto.
È chiaro che il cambiamento di rotta, necessità oggi impellente, deve esserecomplessivo e affiancare alla riappropriazione da parte dello Stato di servizi e asset strategici, un rilancio generale del settore pubblico che deve essere attrezzato per assolvere adeguatamente alle funzioni che gli sono date. Nella Ricerca questo si traduce con:Finanziamenti degli EPR al livello precedente la stagione dei tagli; Completamento delle stabilizzazioni per evitare di perdere patrimonio professionale; Adeguamento dei salari a quelli europei e riavviamento delle normali dinamiche di sviluppo di carriera;Assunzione di giovani ricercatori e tecnici;Nuovo sistema di governance degli enti, sottratta al Ministero dell’Istruzione; Ricostituzione di un autonomo comparto di contrattazione;Su questa piattaforma e facendo propria quella generale della manifestazione, I LAVORATORI DELLA RICERCA PUBBLICA SARANNO IN PIAZZA A ROMA IL 20 OTTOBRE NAZIONALIZZARE QUI ED ORA!
USB Pubblico Impiego