NO MORE MONEY IN THIS COUNTRY: diciamo no alla privatizzazione dell'ISS

“NO MORE MONEY IN THIS COUNTRY”

“No more money in this country” questa la frase più sincera espressa dal Presidente del nostro istituto nell’assemblea del 7 ottobre, in relazione alla questione dei finanziamenti.

Al di là delle idee su come l’ISS debba riorganizzarsi e su quali tematiche debba concentrare le proprie attività, questioni sulle quali la discussione è aperta e molto interessante, il punto sul quale si va sempre e comunque ad incagliarsi è con quali soldi faremo quello che decideremo di fare.

 

E su questo, solo su questo, il Presidente Ricciardi è stato chiaro: non chiederemo aumenti del finanziamento ordinario perché non ci sono più soldi in questo Paese. Assumendo così come dato di fatto un punto di vista decisamente opinabile. I soldi non ci sono per il settore pubblico! Questa è la linea Renzi/Troyka dello smantellamento del settore pubblico, compresa la ricerca pubblica. Questa è la linea del nostro Presidente!

 

La garanzia “non chiedo soldi” spiega perfettamente le modalità attraverso le quali l’ex Commissario si è trasformato in Presidente, la spinta forte del Governo che ha trascurato qualsiasi formalità comparativa nella nomina, la scelta del Ministro di abbandonare l’ISS.

Il problema è che ad oggi l’analisi della situazione contabile del nostro Istituto dice che non è vero che il bilancio è stato risanato dal commissariamento se anche un banale adempimento contrattuale come il pagamento degli arretrati delle fasce stipendiali dei ricercatori rischia di mandare in rosso l’Ente!

 

Questo è il problema dei problemi intorno al quale ruotano tutte le questioni che in questi giorni sono d’attualità in istituto. Il ruolo dell’ISS, la sua funzione nel Paese, la centralità rispetto al Sistema Sanitario Nazionale, la possibilità stessa di lavorare sono legati in maniera indissolubile al bilancio e quindi ai finanziamenti. Così come sono legate al bilancio tutte le problematiche del personale dal precariato alle carriere fino al sottoinquadramento.

 

QUINDI LA PROSPETTIVA CHE RICCIARDI CI PROPONE È CHIARA:

CONTINUARE AD AFFONDARE O RIVOLGERSI AI “VENTURE CAPITAL” E STRAVOLGERE LA NATURA DEL NOSTRO ISTITUTO.

 

Inutile dire che USB PI non starà a guardare. Rigettiamo il tentativo fatto anche in assemblea dal Presidente di relegare le organizzazioni sindacali alle questioni strettamente contrattuali. La nostra Organizzazione intende intervenire anche, forse soprattutto, sulle questioni politiche che assumono carattere strategico per l’ISS e per chi ci lavora. Non ci rassegniamo ad attaccare il ciuccio dove vuole il padrone, come lavoratori dell’Istituto Superiore di Sanità siamo convinti di avere una funzione importante in questo Paese e intendiamo continuare a svolgerla! Ma soprattutto intendiamo continuare a lottare per difenderla, certi di fornire in questo modo un servizio a quella che noi definiamo committenza sociale.