RENZI AFFAMA LA RICERCA: SCIOPERO il 20 Novembre

Ordine del giorno del coordinamento nazionale Ricerca

Il Coordinamento Nazionale della Ricerca di USB Pubblico Impiego, nel mettere in risalto la gravità della situazione della ricerca pubblica, sottoposta all'ennesima legge di stabilità recessiva e sperequativa, con aumenti contrattuali offensivi, riduzione del turn over, probabili tagli da spending review,

determina:

1) il massimo impegno per la riuscita dello sciopero indetto da USB PI per il 20 novembre 2015, anche attraverso il coinvolgimento delle RSU, con lo scopo di determinare il rilancio del settore dal punto di vista economico e dell’ordinamento;

2) il lancio della settimana di mobilitazione per la stabilizzazione dei precari della ricerca, che si svolgerà tra il 9 e il 13 novembre 2015;

3) la presentazione della seconda fase della denuncia alla Commissione Europea per la mancata stabilizzazione dei precari degli EPR, per ottenere una procedura di infrazione analoga a quelle già avviate dalla stessa Commissione per il personale precario della Scuola e del Servizio Sanitario Nazionale e l'avvio di una campagna per la stabilizzazione di tutti i lavoratori precari;

4) l’opposizione alla rideterminazione dei comparti di contrattazione contenuta nel DL Brunetta e il lancio della campagna in difesa del comparto degli EPR, in particolare in opposizione alla proposta del Comparto della Conoscenza (Ricerca, Università ed AFAM sminuite nel comparto Scuola), che porterebbe allo svilimento del ruolo dei ricercatori/tecnologi e alla riduzione salariale per tutto il personale ed in particolare per i livelli IV-VIII. La campagna si svilupperà attraverso l’attiva partecipazione di tutto il personale degli Enti di Ricerca, il coinvolgimento delle forze parlamentari e le iniziative di lotta opportune.

USB PI Ricerca chiama tutti i lavoratori della ricerca alla massima mobilitazione, a partire dalla partecipazione allo sciopero del 20 novembre, per contrastare le scelte del Governo Renzi, che in perfetta continuità con quelli Berlusconi, Monti e Letta, e in ossequioso rispetto dei diktat dell’Europa, determinano la privatizzazione della Ricerca Pubblica, l'avvio al licenziamento dei precari, il blocco salariale e di carriera di tutto il personale.