Ricerca, passaggi di livello di fine 2017. A fare i botti sono i lavoratori
La pubblicazione delle graduatorie dei passaggi di livello ex art. 54 di fine 2017 hanno portato alla luce, in contemporanea con le trattative del contratto nazionale Scuola, tutte le verità negate negli ultimi 8 anni dai sindacati confederali. Perché se è vero, come scritto sul contratto dei ‘ministeri’, che la “Brunetta” non è sparita ma è, anzi, confermata (premi individuali a iosa che si prendono il 30% del fondo), la dirigenza riprende totalmente il proprio potere scalzando anche gli stessi sindacati che oramai tutelano solo un porzione degli iscritti. Si vede chiaramente dalle graduatorie che hanno perso anche la ‘quota clientelare’ e che i ‘giudizi’ e gli ‘incarichi’ discrezionalmente attribuiti dai ‘capi’ determinano già ora i ‘bravi’. Sia ben chiaro, molti dei vincitori sarebbero stati vincitori anche con i criteri ‘classici’, ma appare pure evidente che la ‘permanenza’ nello stesso livello diventa ora esplosiva.
E passando da Ente ad Ente, la responsabilità non può che andare a cgilcisluil che hanno supinamente lasciato, attraverso gli accordi integrativi, totale discrezionalità alla dirigenza (in fondo iscritti loro pure quelli, che reclamano diritti e pochi doveri). Il caso dell’Istat è emblematico, ma scorrendo le graduatorie di Ispra, ASI o CNR si nota la stessa dinamica. Anche la formazione, ormai largamente fuori dalla contrattazione, fa la sua parte. Cosi se Brunetta (quello che cisluil avevano fermato, a loro dire, con vari accordi a perdere) aveva inciso con i tagli dei fondi e imposizioni dei ministeri vigilanti perentori (hai voglia a comunicati dell’ex triade che comunicavano la sconfitta del “metodo Tremonti”, sempre al calduccio di una stanzetta sindacale, mai in piazza a protestare), come dimostra il caso CREA con solo l’8% di ‘promossi’ (con la UIL a giustificare l’esiguità dei fondi messi a disposizione del contratto integrativo che loro hanno accettato).
Appare chiaro quindi che questo sindacato lamentoso, che ha ceduto il pubblico impiego al privato, la ricerca al marasma della scuola e i lavoratori a pochi dirigenti, non è in grado di opporsi a niente. Anzi, firmando contratti nazionali ed integrativi, facilita il lavoro alla dirigenza, riportando il controllo in mano a pochi, ma perdendo anche chiaramente il poco potere cogestionale che aveva. Il nodo sta proprio nella figura dei dirigenti. Lo ripetiamo perché fondamentale, iscritti cgilcisluil e padroni delle amministrazioni che verranno. Perché per smantellare la ricerca, la scuola, la sanità e in generale tutto il pubblico impiego c’è bisogno di qualcuno ‘potente’, ben pagato (i 400 euro mensili ai presidi portati proprio da cgilcisluil e dalla cgillina Fedeli) che metta a posto ogni dissenso (aumento delle ‘pene’ disciplinari) e con bastone (‘orario non flessibile’) e carota gestisca la chiusura della ‘res publica’.
Dopo la sparizione dell’articolo 15 dei ricercatori, questi ‘nuovi’ passaggi di livello generalizzano e certificano a tutti l’incertezza di carriera e la discrezionalità.
Per opporsi a questi processi bisogna cancellare il loro modo di fare sindacato e cominciare a lamentarsi meno e ribellarsi di più. Anche usando i tribunali (e USB PI ha già predisposto tutti gli strumenti*). Ma soprattutto la piazza e le urne, sia quelle politiche, reclamando per la ricerca centralità e finanziamenti, sia quelle delle rsu, non votando per il solito amico onesto (foglia di fico del sindacato sempre più inutile) ma per un’idea di mondo del lavoro opposta a quella che vogliono i dirigenti e i sindacati collaborazionisti.
Per questi motivi rafforza e aderisci a chi quei contratti non li firma e li combatte. USB PI RICERCA!
*Invitiamo chi fosse interessato ad impugnare le graduatorie dei passaggi di livello a contattarci all’apposito indirizzo mail ricorsiart54.usbpiricerca@hotmail.it
USB PI RICERCA