Ricerca, USB: le stabilizzazioni sono vive più che mai!

Roma -

Un pasticcio normativo nella conversione del decreto 1/2020 (istituzione MUR) sta mettendo in fibrillazione il mondo del precariato degli Enti Pubblici di Ricerca.

Diciamo subito che secondo USB, il nuovo art.20 vale per tutti, compresi gli enti di ricerca.

Il comma 12 ter non interviene sulla generalità dell’art.20, ma solo su particolari situazioni per le quali servirà approfondire per capire come si risolvono alcune problematiche interpretative.

È chiaro che la situazione va affrontata di petto per evitare che produca danni anche solo in contesti isolati. In questo senso va tenuto conto di alcuni elementi.  

Innanzitutto che il primo effetto collaterale di questo pasticcio normativo è stata l’immediata ritirata, motivata con colpe governative, dalla lotta contro il precariato dei sindacati confederali. Ritirata sospetta, quasi si auspicasse una motivazione superiore per potersi ritirare e lasciare campo libero agli amici presidenti. Infatti, la norma, appare chiaro, facilita chi ha abbandonato gli assegnisti da tempo, confermando gli atteggiamenti mostrati sin dal 4 ottobre 2017 nella riunione al MIUR durante un presidio retto dai precari, ma condotto in sede istituzionale dai nazionali dell’allora ricerca. Già allora fu chiaro per chi era presente che avere 3 anni da TD o carriere basate sugli assegni non era la stessa cosa. Negli enti in cui USB ha organizzato i precari, questi problemi sono stati per niente o pochissimo evidenti. In Enti come CNR, INAF, INAF ed INFN sono invece sorti precocemente e si sono esacerbati.

Poi, ci chiediamo quali siano gli impegni che il ministro Manfredi avrebbe assunto sul precariato nell’incontro del 19 febbraio con le “sigle rappresentative” (cit. comunicato FLC) visto che l’emendamento causa del pasticcio normativo era stato presentato il giorno precedente. O il ministro li ha presi in giro oppure gli impegni erano talmente fumosi che non avevano alcun significato. In entrambi i casi, risulta chiaro quanto quegli incontri molto pubblicizzati in realtà fossero del tutto privi di effetti per i lavoratori.

In ogni caso noi non molliamo: per USB le stabilizzazioni vanno avanti.

È indubbio che l’assunzione immediata per tutti i comma 1 misti e C2 in graduatoria è prioritaria, bloccando i concorsi e gli scorrimenti derivati da fondi direttamente correlati con le stabilizzazioni. Il rischio è che l’ambiguità dei sindacati concertativi della scuola e di alcune autorganizzazioni di precari su questo argomento legittimi le amministrazioni, anche quando l’evasione dalle norme è chiara. La priorità in queste assunzioni deriva anche e soprattutto dall’immediata esigibilità.

Per USB appare chiaro, inoltre, che per i non commi il 12 bis-melicchio è la norma su cui costruire le prossime stabilizzazioni, senza dimenticare che il 1000 proroghe è, per i precari che raggiungono 3 anni entro il 31 dicembre 2020 anche con assegni di ricerca, una via percorribile e applicabile sempre tenendo la barra dritta sull’anzianità di servizio. Appare chiaro che la riserva del 50% sui fondi assunzionali debba essere il punto fermo delle stabilizzazioni.

Tutto ciò però, va risolto da un’indifferibile circolare della Funzione Pubblica che definisca priorità di stabilizzazione e circoscriva la ricaduta reale della norma “antideroghe”.

Da parte nostra, garantiamo ai lavoratori che non faremo mezzo passo indietro! USB PI utilizzerà ogni mezzo necessario e disponibile per affermare il diritto di tutti i precari alla stabilizzazione.

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