Istat: Resoconto dell’incontro con Presidente, Consiglio e Direttore Generale

Roma -

In occasione della odierna riunione del Consiglio di Istituto, chiamato ad approvare per gli anni 2020-2022 il Piano Triennale delle Attività e il Piano di Fabbisogno, una delegazione dei lavoratori e dei componenti della Rsu Roma che hanno animato l’assemblea dello scorso 11 dicembre ha avuto modo di interloquire con il Consiglio e i vertici dell’Istat.

Malgrado una iniziale resistenza da parte del Presidente Blangiardo e del Direttore Generale Camisasca ad una interlocuzione diretta con i membri del Consiglio, essa ha comunque avuto luogo. Sono stati messi in luce i principali punti che rendono inadeguato il Piano di Fabbisogno in approvazione, dato che non contiene alcuna visione strategica sulle politiche per il personale o sull’intensità lavorativa delle attività che saremo chiamati ad affrontare.

In prospettiva non è neanche in grado di garantire la messa in sicurezza dei livelli occupazionali minimi, non avendo voluto tamponare almeno le uscite in pensionamento, particolarmente significative per la componente Cter del personale. Risulta inadeguato anche rispetto al sottoinquadramento del personale già presente in Istituto ed in generale allo sviluppo delle carriere interne: basta ricordare che l’Istat che spende 464 mila euro all'anno per le voci accessorie di 8 dirigenti amministrativi (posizioni mai ricoperte integralmente) mentre ha destinato 414 mila euro alla progressione economiche di 368 Cter e 122 mila per quelle di livello.

Alla scarsa considerazione nei confronti delle esigenze del personale, fa da contraltare una incredibile celerità nell’approvare nuove posizioni dirigenziali del tutto irrazionali funzionalmente e organizzativamente. Come anche l’evento autocelebrativo del prossimo 20 dicembre, per il quale pare sia almeno scongiurata la partecipazione obbligatoria. Abbiamo in ogni caso ribadito la necessità di una rendicontazione contabile dettagliata dei costi associati.

I vertici dell’Istituto si sono mostrati sorpresi nell’ascoltare voci dissonanti: lavoratori e rappresentanti sindacali che fanno presente che c’è una parte della comunità Istat che dissente sulle scelte politiche e gestionali calate dall’alto e vuole fare sentire la propria voce. Abbiamo sottolineato come ciò sia anche dovuto alla scelta illogica di rapportarsi con solo una parte delle rappresentanze sindacali attive in Istituto, che non restituiscono il quadro completo delle istanze del personale. Abbiamo invitato i vertici dell’Istat a segnare un reale cambio di passo e a stabilire prassi rispettose di tutti i lavoratori e le rappresentanze. Abbiamo dunque chiesto una piena assunzione di responsabilità da parte di chi esercita il governo dell’Istituto, che si attivi dopo avere assunto un quadro completo, esaustivo e non edulcorato delle istanze di chi lavora in Istat.

Di seguito le proposte presentate, con la necessaria premessa rispetto allo stato effettivo delle relazioni sindacali.

I componenti della Rsu Roma di Clasp, Confintesa e Usb Pubblico Impiego

 

Premessa

Prima di illustrare le osservazioni sul Piano di Fabbisogno 2020-2022 ci preme rappresentare una considerazione preliminare che riguarda le relazioni sindacali che codesta Amministrazione intende intrattenere con le forze sindacali non rappresentative nel comparto, che come sapete sono significativamente presenti in Istituto e che esprimono una larga quota di consenso tra i lavoratori e le lavoratrici dell’Istat, rappresentando il 43% della RSU di Roma.

Per effetto delle norme sulla rappresentanza contenute nei più recenti CCNQ sul tema, le organizzazioni sindacali non rappresentative nel comparto sono state private delle agibilità sindacali minime (informativa, bacheca, facoltà di convocazione di assemblee) e deliberatamente estromesse dai tavoli di confronto; ciò avviene anche sulle tematiche che, stando al CCNL del nuovo comparto Istruzione, Università e Ricerca, non costituiscono materia di contrattazione integrativa (reclutamento, riconoscimento anzianità, benessere organizzativo, orario di lavoro, ecc.).

Quest'ultimo introduce anche la discriminazione fra RSU di enti monosede, cui vengono riconosciuti i diritti pieni alla contrattazione integrativa di ente, e quelle di enti con una pluralità di sedi.

Riteniamo che, per quanto concerne le materie non vincolate dal CCNL, tutte le rappresentanze sindacali abbiano diritto ad essere informate e audite. Da tempo segnaliamo questo comportamento antisindacale al Direttore Generale e all’Ufficio Relazioni Sindacali senza che questo abbia finora prodotto alcun esito. Limitare i punti di ascolto alle istanze portate innanzi solo da alcune rappresentanze non consente ai vertici Istat di acquisire la visione complessiva dei problemi e del malessere della comunità lavorativa di questo Istituto.

Diffidiamo pertanto l’Amministrazione, questa volta di fronte a tutto il Consiglio di Istituto, a perseverare di fatto in questa condotta di chiusura sindacale. Invitiamo i vertici dell’Istat a segnare un reale cambio di passo e a stabilire prassi rispettose di tutte le rappresentanze, in particolare di quelle direttamente elette dai lavoratori e dalle lavoratrici dell’Istituto.

 

Proposte sul Piano di fabbisogno 2020-2022

E’ apprezzabile che l’Istituto inizi a riempire di contenuti il Piano, ma non emerge alcuna visione strategica sul futuro dell’Istat. Appare un piano “conservativo” adottato per tamponare le emergenze, ma in una lettura prospettica si deve fare meglio e di più. Va declinato e migliorato non solo a livello quantitativo, ma anche qualitativo, individuando le competenze da acquisire per perseguire gli obiettivi strategici individuati.

 

Concorsi

Dopo l’ultimo concorso del 2010, finalmente l’amministrazione si decide a predisporre un nuovo bando di VI livello Cter per 100 posti. Ma si tratta di un numero assolutamente inadeguato per coprire il deficit occupazionale nella fascia IV-VIII livello, che già nel 2020 è il doppio. In prospettiva fino al 2022, con l’incognita delle domande legate a Quota 100, potrà sfiorare le 300 unità.

Sarebbe quindi necessario un bando per almeno 200 posizioni da VI livello.

 

Saldi attuali rispetto al 2016 senza quota 100
Livello 2020 2021 2022 Tot
I-III 49 -11 -8 30
IV-VIII -201 -20 -41 -262
Tot -152 -31 -49 -232

Per la proposta del bando di 70 posti da III livello sarebbe necessario aumentarlo a 100 posti e utilizzare lo strumento dell’art. 22 comma 15 del Dlgs. 75/2017, ovvero concorsi riservati al personale interno (20%) nei profili inferiori, anche per dare risposte al sottoinquadramento dell’Istituto.

Dirigenza amministrativa

Le posizioni in dotazione organica nella II fascia negli ultimi 7 anni non sono state mai ricoperte a causa di un frenetico turn over fatto da comandi, cessazioni, incarichi a interim. E’ giunto il momento di eliminare alcune posizioni, evidentemente inutili e gravose.

 

Non si ravvisa la necessità, inoltre, di aumentare il numero dei dirigenti amministrativi di I fascia.

 

Carriere e mobilità

E’ necessario reperire risorse aggiuntive per finanziare le progressioni di livello art. 54.

 

Occorre un nuovo bando per le progressioni economiche art. 53 nel 2020 a quasi totale copertura degli esclusi della tornata 2018, ed esplicitazione nel bando dei punteggi massimi delle sezioni e sotto-sezioni dei titoli, onde evitare i problemi e le incoerenze emersi nel bando 2018.

 

Va anche attivato il bando dell’art. 42 nel 2020, quantificando i risparmi finora resisi disponibili e da immettere nei fondi del salario accessorio degli anni precedenti.

 

E’ inoltre doveroso avviare immediatamente, e concludere entro dicembre, le procedure di mobilità tra profili (art. 52 e art. 65) per non penalizzare i lavoratori in vista dei prossimi bandi.

 

In generale, manca una visione politica e strategica sul futuro dell’Istituto e del suo ruolo, elemento fondante per affrontare tali questioni; aldilà delle risorse economiche disponibili, delle quali pure sarebbe opportuno rendere conto. Assente, altresì, una politica orientata allo sviluppo e valorizzazione della professionalità dei lavoratori, che costituiscono la struttura portante e la “ricchezza” dell’Istituto.  

 

 Roma 13/12/2019