Istat: Un rientro caotico
UN RIENTRO CAOTICO
Siamo costretti a ritornare a parlare del rientro in ufficio perché sulla questione l’Amministrazione ha impresso un’accelerazione repentina che rischia di mandarci fuori strada.
Venerdì 29 maggio dopo le ore 19,00 e prima di un lungo ponte festivo, l’Amministrazione ha emanato delibere e comunicati per prolungare al 15 giugno il periodo di lavoro agile straordinario, ma soprattutto per individuare le attività da effettuare in presenza e i lavoratori coinvolti per il periodo 1-15 giugno, sulla base dell’art. 263 del Decreto rilancio.
Questa insana fretta di rientrare “gradualmente” al lavoro fa però deragliare l’azione amministrativa verso binari pericolosi, al limite della legalità. In sintesi:
1) Allegato 1 – Elenco delle attività indifferibili o che necessitano di essere svolte in presenza di cui all’art. 263 del D.L. n. 34 del 19 maggio 2020, fino al 15 giugno 2020.
La norma è chiarissima: per il rientro sul luogo di lavoro richiede un duplice requisito, l’individuazione di attività indifferibili e che richiedono necessariamente la presenza.
Cambiando congiunzione e mettendo una “o” al posto di una “e”, l’Amministrazione sta derogando alla norma che lei stessa ha richiamato.
2) Ci risulta che il medico competente da sabato mattina stia invitando alcuni lavoratori coinvolti nel rientro a compilare il questionario sanitario entro il 1° giugno, indispensabile a produrre il suo nulla osta preventivo.
Si tratta del giorno di chiusura forzata confermato dall’Amministrazione in una fase in cui l’Istituto di fatto è già chiuso, che fa sì che il periodo 30 maggio-2 giugno sia non lavorativo e non configuri pertanto alcun obbligo da parte del dipendente di prendere visione della posta elettronica o di altre comunicazioni istituzionali. Al posto del diritto alla disconnessione, l’Istituto procede con l’obbligo alla connessione continua.
3) L’Istituto dichiara di stare valutando la possibilità di intervenire sull’orario di lavoro, previo accordo con le OO.SS., al fine di garantire maggiore flessibilità.
Non è una possibilità, ma una prescrizione dello stesso art. 263 che non viene mai riportato in modo completo; è una prescrizione che va adempiuta preliminarmente alla riapertura. In altre parole, abolizione immediata della fascia obbligatoria di presenza per il personale IV-VIII livello.
4) Si aggiunge che la riapertura avviene nelle more della sottoscrizione di un verbale di intesa fra l’Amministrazione e le OO.SS. rappresentative per l’individuazione di criteri generali sul piano organizzativo per la sicurezza dei lavoratori nella fase di ripresa delle attività produttive in presenza.
Tradotto significa che si riapre senza un verbale di intesa per la sicurezza dei lavoratori, bypassando sindacati trattanti e RSU.
Risulta evidente la lettura parziale e distorta delle norme da parte dell’Amministrazione per mostrare all’esterno un vacuo efficientismo e forse anche per soddisfare indebite pressioni di alcuni Direttori.
Non vengono dichiarate nel dettaglio le attività indifferibili e da effettuare necessariamente in presenza, ma questa improvvisa urgenza rischia di oscurare quanto di positivo aveva fatto l’Amministrazione, nonché di mettere a repentaglio la salute dei lavoratori. Sarebbe stato sufficiente aspettare di avere organizzato al meglio le modalità e le procedure per il rientro in presenza. Ma avrebbe comportato una chiara assunzione di responsabilità per distinguere fra attività che possono e non possono essere differite.
Dall'altra parte, invece, continua a ingrossarsi il lungo elenco di questioni rimaste in sospeso che riguardano il personale, alcune delle quali hanno ormai accumulato ritardi biblici. Con buona pace del management dell'Istituto e dei suoi lavoratori, siano essi in rientro o ancora in regime di Smart Working.
USB-PI Istat