Nubi nere sull'Istat: chiediamo immediati chiarimenti su 3-I SpA
Il 26 aprile USB PI Istat ha partecipato insieme alla delegazione INPS al tavolo sindacale con i vertici dell’istituto di previdenza, convocato a scopo informativo sulla costituzione e disciplina della 3-I SpA.
Nella bozza del secondo decreto legge per le misure urgenti di attuazione del PNRR viene difatti sancita la costituzione di una newco, società in-house avente il compito dello sviluppo, della manutenzione e della gestione di soluzioni software, infrastrutture e dei servizi informatici connessi a favore di Istat, Inps e Inail. Nonostante la comunicazione dell’approvazione nella seduta del 13 aprile il testo definitivo non è ancora stato pubblicato in G.U..
Presidente e Direttore Generale dell’Inps hanno presentato il progetto societario, rappresentandolo come una svolta epocale per lo sviluppo tecnologico delle pubbliche amministrazioni. È stato difatti riferito che la società nasce per soddisfare, tramite il PNRR, le esigenze politiche relative alla richiesta di digitalizzazione della PA, avanzata dall’Unione Europea. Gli obiettivi dichiarati sono quelli di:
- condividere e integrare dati e servizi degli enti, sfruttando le economie di scala;
- non richiedere ai cittadini informazioni che siano già in possesso della PA;
- dare vita ad una impresa che agisca come centrale unica di acquisti sul mercato per software e hardware in favore del “polo integrato del welfare”.
La società sarà a partecipazione pubblica e il capitale sociale apportato dai tre soci pubblici. Per Inps dovrebbe consistere in circa 45 milioni di euro, con un peso relativo maggiore rispetto a Inail e, soprattutto, ad Istat, che risulta essere la più piccola tra i tre enti.
E’ stato più volte rimarcato che la costituenda 3-I SpA avrà un volume di affari stimato in circa 900 milioni di euro. Risulterebbe quindi superiore a quello di Sogei SpA, la società per i servizi informatici partecipata da Rgs-Mef, il cui volume si aggira su circa 800 milioni. Per l'80% la società in-house offrirà servizi informatici ai soci e per il 20% ad altre pubbliche amministrazioni, in linea con le norme vigenti, a partire dal d. lgs. 175/2016. Una volta costituita, la società dovrebbe diventare operativa nel corso del 2022, con l’approvazione dello statuto da parte degli enti e la definizione dei contratti di servizio per la regolamentazione dei servizi agli aggiudicatori.
Il consiglio di amministrazione sarà composto da 3 dirigenti di I fascia di Istat, Inps e Inail, un componente nominato dal Ministero del lavoro e uno dalla Presidenza del Consiglio, cui dovrebbe essere attribuita anche la carica della presidenza della nuova società. Vale la pena di sottolineare che le ultime due nomine non sono riconducibili a soci apportatori di capitale. Difatti, Ministero del lavoro e Presidenza del Consiglio sono attualmente i vigilanti dei tre enti. Nella nuova società, che emana dai tre, entrano così nella sua amministrazione e gestione diretta.
Il Presidente Inps ha dichiarato che in fase di avvio ci sarà una sorta di “osmosi volontaria” di personale interno verso la nuova società. È mancata la descrizione dell’effettivo perimetro di attività e dei servizi che le verranno affidati.
In altri termini, manca ancora un reale business plan: incredibilmente nebuloso allo stato attuale; con la necessità quindi di un'attenta ed approfondita analisi, non appena il testo del decreto sarà definitivo e nelle settimane immediatamente successive.
Per USB PI Istat il progetto appare denso di forti criticità: tecnicamente e politicamente discutibile. A partire dalla necessità di costituire una società per azioni: la forma societaria prevale sulla natura pubblicistica dell’operazione, visto che la disciplina applicabile è quella privatistica, salvo una diversa previsione espressa di legge. D’altronde il parallelismo con Sogei SpA è stato richiamato più volte dai vertici Inps: vale dunque la pena rammentare che è il contratto metalmeccanico a inquadrare il personale non dirigenziale di quest’ultima, mentre al management si applica il contratto dei Dirigenti di aziende produttrici di beni e servizi.
Va stigmatizzato il silenzio tombale della nostra amministrazione: come è stato possibile arrivare alla presentazione della 3-I SpA nel d.l. "Pnrr 2” senza alcun passaggio informativo? Il progetto, oramai confezionato, non è citato neanche una volta nelle 213 pagine del PIAO recentemente approvato. La totale mancanza di trasparenza rappresenta una premessa molto grave e getta un’ulteriore ombra inquietante su tutta la faccenda.
Non si tratta comunque di un fulmine a ciel sereno: nubi nere incombono da anni sopra i cieli della funzione informatica dell’Istat. Consapevolmente mortificata da lungo tempo è stata ulteriormente indebolita dalla modernizzazione di Alleva, con la riduzione e l’estrema parcellizzazione della produzione statistica, il netto peggioramento dei processi in termini sia di efficacia sia di efficienza e una scellerata riorganizzazione delle sedi di lavoro. Senza cospicui ingressi di nuove risorse specializzate e con un elevato numero di pensionamenti l'informatica dell'Ente è stata di fatto messa in ginocchio, tanto che non riesce a dare seguito alle richieste di servizio per la produzione statistica. Miseramente soffocate le speranze di rilancio e investimento sbandierate per l’attuazione del Polo Strategico Nazionale, caduto nel dimenticatoio nel giro di poco tempo. Inoltre, in Istat si fa un uso massiccio di consulenza privata, alimentando un circuito di spesa inefficiente e di sfruttamento lavorativo: in prevalenza si ricorre a vera e propria sostituzione di manodopera!
In un contesto così debole il progetto 3-I SpA non può che destare serie preoccupazioni. E non ci si riferisce solo al personale della Direzione IT, quanto all’intero Ente. Alle parole del Presidente Inps sulla necessità di integrazione dei sistemi con l'invito esplicito a “non esser gelosi dei dati del proprio ente”, fanno da contraltare i nostri dubbi sulla governance, sull’autonomia e sull’indipendenza in termini di scelte tecnologiche, metodologiche e politiche del nostro Istituto.
Preoccupano fortemente anche gli aspetti relativi alla tutela della privacy dei cittadini: integrare tante banche dati dai contenuti così eterogenei e ricche di informazioni sensibili impone una seria riflessione democratica sui rischi di controllo sociale che ne possono derivare.
Sappiamo inoltre quante siano le difficoltà di utilizzo di dati amministrativi per finalità statistiche. Con la newco potrebbe inverarsi il rischio concreto anche di un uso amministrativo dei dati raccolti con finalità statistiche. E la governance prospettata lo acuisce sensibilmente, dato il controllo diretto della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Se la cosa non turba i vertici Inps e Inail, dovrebbe viceversa allertare i vertici di un Ente Pubblico di Ricerca. Ed in particolare dell’Istituto Nazionale di Statistica, la cui completa autonomia dell’esecutivo è sancita dai d.lgs. 322/1989 e 166/2010.
USB si opporrà con la forza necessaria qualora il progetto si configuri come una cessione di ramo aziendale, in termini sia di privatizzazione che esternalizzazione delle funzioni e del personale addetto. Rimaniamo fermamente convinti che l’offerta di servizi pubblici debba rimanere interamente nell’alveo del lavoro pubblico. Riteniamo non ulteriormente procrastinabile che l’Amministrazione Istat fornisca un'informativa completa e dettagliata sul progetto in atto: le lavoratrici e i lavoratori hanno il sacrosanto diritto di esserne informati.
USB Pubblico Impiego - Istat