Istat: Un Consiglio di cui faremmo volentieri a meno
A testa bassa e con inqualificabile arroganza, venerdì 22 aprile il Consiglio dell’Istat è giunto all'approvazione della regolamentazione del lavoro agile per i prossimi mesi, all’interno del PIAO. Esistevano tutte le condizioni per stralciare questo come altri punti all’ordine del giorno: il materiale documentale è stato difatti recapitato ai consiglieri solo poche ore prima della convocazione. Difficile immaginare i consiglieri che esaminano accuratamente un documento di 213 pagine in così poco tempo!
Senza contare il fatto che da giorni, con diverse modalità e declinazioni, gran parte del personale dell’Istituto stava sottolineando le forti criticità che caratterizzavano anche la più favorevole delle ipotesi vagliate dall’Amministrazione. Ipotesi elaborate in maniera astratta, come ogni buon burocrate sa di dover fare per giustificare la necessità del proprio ruolo. Senza alcuna attenzione a come il lavoro agile si debba calare nell’organizzazione del lavoro Istat, che altrimenti rivelerebbe la disfunzionalità del piano imposto. Una “organizzazione del lavoro agile” che dunque costituisce solamente un orrendo esercizio autoritario di disciplinamento.
Si è scelto deliberatamente di ignorare qualsiasi istanza di opposizione. L'assemblea di lavoratrici e lavoratori in presidio ha ripetutamente chiesto una interlocuzione per riportare all'attenzione dei distratti consiglieri le proprie legittime richieste e preoccupazioni. Nelle quasi 2 ore fuori la stanza del Consiglio nessuna relazione è stata avviata con l'assemblea (in modalità ibrida) se non dalla Direttrice Zaccaria, fintamente impegnata a sollevare questioni inerenti alla sicurezza: un mero espediente utile a far passare tempo e permettere al Consiglio di siglare per presa visione. Ricordiamo che l'ultimo punto all'ordine del giorno riguardava il rinnovo dell'incarico del DG, evidentemente qualcuno ha considerato troppo rischioso non approvarlo.
Quando la porta si è finalmente aperta è stato concesso ad un solo lavoratore di entrare ma il comunicato è rimasto in tasca perché quella in atto era una concessione di udienza ormai sterile: il Consiglio aveva già approvato e concluso i lavori in programma. Il teatro finale lo ha concesso il DG che scortando il Presidente verso l'uscita riprende con il cellulare i presenti. Un gesto tanto ridicolo quanto offensivo verso i colleghi presenti.
In continuità con quanto già accaduto durante la presentazione del BES, l'Amministrazione palesa la sua più totale insofferenza verso la comunità di lavoratori che vuole partecipare attivamente alla vita dell'Ente e che richiede il diritto di parola, arrivando a trattarli come un problema di ordine pubblico. I pusillanimi vertici Istat hanno scelto la strada di un operoso quanto violento silenzio, blindandosi insieme al Consiglio: non si disturba il manovratore!
Bene essere chiari: l’introduzione forzata del concetto di prevalenza in Istat è vessatoria e per niente riconducibile ai bisogni produttivi del nostro Istituto, come ampiamente dimostrato in due anni di pandemia. Non ha peraltro alcuna base giuridica fondata, ma contraddice esplicitamente una norma contrattuale in vigore – art. 58 del CCNL 21/02/02, cogente per il personale I-III. Dal principio di prevalenza vengono infatti derivate una serie di regole e di vincoli astrusi e disfunzionali, se veramente si volesse parlare di lavoro “agile”.
Anche ciò che non c’è è utile per qualificare la modalità operativa con cui si procede: l’organizzazione del lavoro agile è una disciplina deliberatamente monca che omette di regolamentare il lavoro da remoto. Con ricadute pesanti per chi presta servizio a turno, per cui dallo scorso primo aprile non è dato sapere se il turno svolto da casa verrà retribuito. Ancora più paradossale la situazione dei turnisti con fragilità che devono scegliere tra la certezza retributiva del lavoro in presenza e la possibilità di potere tutelare la propria fragilità.
È parere del Direttore del personale che nel nostro CCNL vi sia un obbligo di prestazione a turno in presenza e che tale vincolo possa essere superato solo da una contrattazione a livello di ente sul salario accessorio. Peccato che nel CCNL l’associazione fra lavoro in presenza e svolgimento del turno non esiste. Viceversa, è chiaramente indicato che, se prestato, il lavoro a turno deve necessariamente essere remunerato. Qualora necessario si ricorrerà sicuramente ad un percorso legale di autotutela.
Appare ovvio che i veri interessi da parte dell'Amministrazione siano altri in relazione al salario accessorio. Difatti è stata inserita l’indennità di reperibilità per coprire ore di lavoro notturne e dei fine settimana, a cui l'Amministrazione vincola ulteriormente la regolamentazione del lavoro da remoto. La reperibilità è un servizio oggettivamente non erogabile con la numerosità attuale del personale in forza alle strutture informatiche potenzialmente coinvolte: ricattare il personale ad accettare questo istituto per poter attivare il lavoro da remoto è insostenibile, per chiunque sia interessato ad una organizzazione degna del lavoro.
La totale carenza di programmazione e sottodimensionamento delle risorse sono già evidenti per le attività ordinarie. L'aggiunta della reperibilità rischia di generare un pericoloso stallo di un intero servizio che svolge mansioni specialistiche ed è cruciale per il mantenimento dell’operatività dell’intero Istituto. La toppa non è facile da mettere perché non si tratta di mansioni facilmente reperibili all’interno dell’Istituto o di professionalità la cui formazione possa svolgersi in tempi ragionevolmente accettabili.
Ed è grottesco dovere affrontare un tale tema al cospetto di un piano di Fabbisogno, integrato nel PIAO, che è molto più che lacunoso: è gravemente fallato. L’organico dell’Ente diminuisce inesorabilmente: -12,2% solo nel quinquennio 2017-2021, dopo le dimagranti stagioni precedenti. Ipotesi di rilancio e rafforzamento? Nessuna!
Non contento dello sfascio organizzativo, qualche oscuro redattore ha addirittura incluso passaggi di vera e propria denigrazione delle legittime aspettative di carriera e di valorizzazione professionale da parte del personale Istat, reo di partecipare ai concorsi per i livelli superiori: danno e beffa serviti insieme, con il Consiglio a vidimare il tutto.
In tutto questo, non una menzione per il progetto 3-I SpA, varato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 13 aprile nel decreto Pnrr2: una società per azioni il cui capitale sociale verrà apportato da Inps, Inail e Istat. A questa società in-house deve venire affidata la funzione informatica relativa alle infrastrutture e ai servizi connessi. Lo scorso 26 aprile USB PI Istat ha partecipato ad un incontro informativo sul tema con i vertici Inps: a breve verrà diffuso un comunicato dedicato.
L’arroganza, la sufficienza e la sciatteria con la quale questa Amministrazione affronta temi che riguardano il personale e determinano nella sostanza il futuro del nostro Ente è sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono vederlo: chiediamo a tutte le lavoratrici e i lavoratori di prenderne consapevolezza, di mantenere vivo lo spirito critico e non farsi abbindolare da chi fa spallucce o chi rivendica addirittura vittorie, ma viceversa di informarsi, attivarsi e fare rete, partecipando e proponendo iniziative di contrasto a questa deriva.
USB Pubblico Impiego - Istat